In Pakistan la presenza dei rifugiati afghani ammonta a circa 1.700.000 persone registrate ufficialmente, più un milione di clandestini, secondo le stime delle organizzazioni internazionali. La condizione di queste persone, sfuggite al conflitto presente nella propria nazione, che sta continuando oltre il previsto, è al limite; essi sono ospitati, per lo più, in case di fortuna, confinate in zone senza le più elementari infrastrutture. Eppure nel paese pachistano sta montando un crescente malessere verso questi immigrati, con sfumature sempre più accentuate di xenofobia. Se è vero che alcuni fanno parte di gruppi terroristici o si occupano del traffico di droga, attraverso le montagne al confine tra i due stati, la maggioranza è composta da una massa di disperati, che accettano di vivere in una condizione di miseria molto dura per sfuggire alle violenze del proprio paese. Lo stesso governo di Islamabad ha già minacciato diverse volte l'espulsione dei cittadini afghani rifugiati sul proprio territorio, adducendo a misure di sicurezza per i propri cittadini. In realtà la minaccia rappresenta uno strumento di pressione politica su Kabul, che sta andando verso una alleanza sempre più salda con l'India, il nemico principale del Pachistan. Si tratta dell'evoluzione della lotta commerciale nella regione, in corso tra Cina ed India, con Pechino, che ha stipulato accordi molto stretti con il Pachistan e Nuova Delhi che ha bilanciato la presenza cinese attraverso accordi con l'Afghanistan. Nei programmi pachistani, in realtà, vi erano tutte le intenzioni per portare Kabul sotto la propria sfera di influenza o, almeno, evitare che uno dei partner principali fosse l'India per non correre il rischio di avere il principale avversario anche su di un altro lato della frontiera. Tra l'altro gli accordi tra India e Pachistan prevedono sia forniture militari, che addestramento alle forze regolari di Kabul, con la conseguente presenza di militari indiani praticamente al confine con il Pachistan.
Occorre anche ricordare che i rapporti tra Afghanistan e Pachistan, sono già deteriorati da parecchio tempo, a causa delle accuse del governo di Karzai a quello di Islamabad, di ospitare, tollerandole, sui propri territori, basi talebane, da cui partirebbero gli attacchi verso le forze regolari e gli alleati della NATO. Peraltro questa accusa è sostanzialmente veritiera per essere stata verificata dalle truppe americane ed è stata sostenuta anche dal governo Obama in più di una occasione, tanto da non ritenere più il Pachistan un alleato affidabile, come più volte riscontrato nelle azioni militari USA, dove l'esempio più eclatante è stata l'uccisione di Bin Laden, avvenuta, senza prendere accordi ne essere stata preceduta da un avvertimento formale, sul territorio di Islamabad. Per contro il Pachistan accusa l'Afghanistan di ospitare sul proprio territorio talebani pachistani che andrebbero a compiere attacchi contro la madrepatria, proprio partendo dalle base afghane. Risulta difficile credere che questa eventualità possa essere possibile con la presenza costante di truppe americane, in costante pattugliamento sul territorio di Kabul. Malgrado le minacce di espulsione, gli osservatori internazionali, ritengono poco verosimile, che l'eventualità sia messa in atto dal Pachistan, principalmente per limiti tecnici oggettivi, si tratterebbe, infatti, sommando la cifra degli immigrati regolari con quelli clandestini, di espellere circa 7.400 persone al giorno per un anno. Peraltro l'Afghanistan non possiede la capacità di assorbire un tale numero di persone, che rappresenta, comunque, il 10% del totale della sua popolazione. In ogni caso se non si dovesse arrivare ad un accordo, anche attraverso l'ONU o le sue agenzie, si rischia di sfiorare la tragedia umanitaria, perchè questa massa di persone rappresenta comunque uno strumento di pressione sul quale può abbattersi qualunque decisione capace di aggravarne le già precarie condizioni.
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