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giovedì 23 agosto 2012

In Libano rischio di allargamento del conflitto siriano

Come si è più volte temuto, ma anche preventivato, il conflitto siriano passa il confine con il Libano a causa di tre giorni consecutivi di combattimento nella città libanese di Tripoli, tra fazioni favorevoli ad Assad e gruppi contrari al regime di Damasco, che hanno visto circa 12 morti ed oltre 75 feriti. Si tratta di una precisa strategia di Assad, che cerca di riportare il paese vicino nella guerra civile che l'ha martoriato per più di 15 anni. Il governo di Damasco spera in una ripresa delle ostilità in grande stile tra gli sciti alawiti, cui appartiene la famiglia di Assad, ed i sunniti, da sempre contrari alle ingerenze siriane nella politica interna libanese. L'interesse di Damasco affinchè ciò avvenga contempla diverse motivazioni, tra cui impedire ai miliziani sunniti di aggiungersi ulteriormente alle forze ribelli siriane, colpire le basi presenti in Libano da cui partono gli attacchi delle forze di opposizione siriane, spostare l'attenzione dalla guerra civile in corso in Siria, in special modo, da parte delle potenze occidentali già ufficiosamente impegnate nei teatri di combattimento ed infine mettere in apprensione, e forse anche coinvolgere, Israele. Su quest'ultimo punto la strategia di Assad potrebbe contemplare che un possibile coinvolgimento di Tel Aviv sarebbe fortemente temuto dagli USA, per le ovvie implicazioni di un'entrata in guerra dell'esercito della stella di David, tanto da causare un impegno diretto degli americani per un cessate il fuoco immediato, che, per lo meno nel breve periodo, non potrebbe che favorire Damasco, guadagnando tempo prezioso per una riorganizzazione sia politica che militare dell'apparato statale, ora gravemente compromesso. Assad sta procedendo nel suo obiettivo di esportare la guerra in Libano con episodi mirati associati ad una campagna sistematica di attentati, in grado di seminare il caos in Libano, che sta già producendo la fuga dei cittadini stranieri, sollecitati dalle proprie nazioni di appartenenza a lasciare il paese, con il primo risultato di mettere in crisi il fondamentale settore turistico, punto di forza dell'economia libanese. Ma ancora peggiore è lo stato d'animo della società libanese sprofondata nella paura di una nuova guerra civile. Proprio per evitare ciò sia il governo, che l'esercito libanese, hanno chiesto a tutte le fazioni di deporre le armi e non cadere nel tranello di Assad. La situazione è talmente temuta che perfino il movimento Hezbollah, alleato dell'Iran, ha affermato di astenersi dai combattimenti, provocando così una falla nei piani siriani, tuttavia la presenza di svariate milizie, anche di piccola entità, praticamente incontrollate, favorisce una situazione di grande instabilità ed incertezza,lasciando aperte grandi possibilità ai piani di Assad. Se la situazione libanese minaccia di diventare esplosiva, descrive però anche molto bene la difficile condizione del regime siriano ormai costretto ad espedienti di natura diversiva, che hanno lo scopo di creare qualche situazione favorevole in grado di dare una svolta al conflitto interno. Potrebbe essere questo il momento propizio per le potenze che intendono impegnarsi per la caduta del regime, sfruttando i chiari segnali di difficoltà, che le azioni di Damasco consentono di interpretare.


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