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Politica Internazionale
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lunedì 8 ottobre 2012
Il pericoloso destino dell'Afghanistan
Secondo un recente rapporto dell'istituto di studi dell'organizzazione International Crisi Groupe il destino cui si sta dirigendo l'Afghanistan, dopo la partenza definitiva delle truppe NATO, prevista per il 2014, sarebbe di una acuta crisi politica, con la concreta possibilità di un ritorno dei talebani al potere. I gruppi radicali islamici hanno già governato il paese dal 1996 al 2001 e non sono mai stati del tutto sconfitti, nonostante lo spiegamento delle truppe dell'Alleanza Atlantica. Il governo afghano non è riuscito ancora ad esercitare completamente la sua autorità sull'intero territorio nazionale, dove sfuggono intere zone al suo controllo, grazie al profondo radicamento delle milizie islamiche. Lo stato di precaria stabilità dello stato è dovuto alla fragilità delle sue istituzioni, che sono spesso frutto di elezioni contraddistinte da un elevato numero di brogli; inoltre la preparazione dell'esercito e della polizia locali viene ritenuta insufficiente per il mantenimento dell'ordine pubblico e della minaccia del terrorismo, senza la protezione delle truppe della NATO. Nei ceti dirigenti e nelle istituzioni preposte, malgrado ci sia la consapevolezza delle tante difficoltà, non si ravvisano decisioni atte a risolvere i problemi connessi con l'organizzazione dello stato in modo da elaborare una strategia adeguata al momento della conclusione della missione internazionale. Anche il presidente Karzai, pare più propenso ad assicurare il potere al suo clan che ad aumentare la credibilità del sistema politico. Con queste premesse pare francamente impossibile scongiurare il ritorno dei Talebani al potere, ma per il panorama internazionale tale esito riaprirebbe scenari non auspicabili. A parte una situazione interna, seppure già molto difficile, destinata a peggiorare notevolmente, l'Afghanistan potrebbe diventare una centrale del terrorismo internazionale di matrice islamica capace di ridare slancio alla guerra santa contro l'occidente. Se pare ormai impossibile mantenere l'ingente quantitativo di truppe presenti, sia per ragioni politiche che economiche, abbandonare del tutto il governo afghano, sebbene in un tale contesto di corruzione e forse anche di incapacità politica, potrebbe rivelarsi letale, non solo per l'occidente ma anche per Russia e Cina. Certo molto dipenderà dal destino dell'Iran, ma se l'assetto politico attuale di Teheran non dovesse variare, potrebbe andarsi a costituire un blocco di territorio formato da Iran, Afghanistan e Pakistan, dove, senza soluzione di continuità, la presenza del fondamentalismo islamico sarebbe preponderante. Resta da vedere se sarà sufficiente la presenza degli istruttori militari e dei droni, destinati a combattere dal cielo le formazioni talebane. Questa soluzione di ripiego non pare sufficiente a riempire il vuoto, non solo militare, che si verrà a creare con la partenza della NATO. Forse il lato ancora peggiore sarà la partenza delle tante organizzazioni umanitarie, che senza l'adeguata protezione, non potranno più operare dando sollievo a contesti sociali di estrema difficoltà e la cui opera contribuiva non poco a cambiare la cultura delle popolazioni, permettendogli una maggiore apertura e contrasto verso pratiche di sottomissione vecchie di millenni. E' infatti impensabile che possa continuare quell'opera intrapresa a fianco delle attività militari, che mirava ad allargare l'istruzione e le cure mediche a quelle parti di tessuto sociale fortemente condizionate dalla miseria e dalla repressione religiosa, con la sola protezione delle forze armate locali e dei droni di Washington. La questione non è di poco conto e se è giusto che non siano solo gli USA, attraverso la NATO, a farsi carico del problema, è altrettanto corretto che la questione venga presa in carico dalla comunità internazionale, con l'ONU in primo piano, per scongiurare ed evitare l'abbandono di una nazione tanto martoriata, che ha fatto qualche progresso con costi altissimi e che rischia che tutto questo venga vanificato dal ritorno di forze oscurantiste.
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