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martedì 9 ottobre 2012
Nel Mondo ancora 870 milioni di persone soffrono la fame
La FAO, l'organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura, ha quantificato in circa 870 milioni, le persone che nel mondo soffrono la fame e denutrizione. Tale cifra è ritenuta ancora, giustamente, inaccettabile, seppure diminuita dal dato rilevato nel 2010, che era di 925 milioni. Il processo di diminuzione, in avanzamento costante fino al 2008, dopo tale data ha subito un rallentamento dovuto principalmente agli effetti della crisi economica globale, che è andata ad influire sull'aumento dei prezzi dei generi alimentari, la speculazione oltremodo spinta verificatasi sulle materie prime, l'incremento della produzione dei bio combustibili ottenuti a spese della produzione dei generi alimentari e non ultimo il cambiamento climatico, che ha provocato ingenti periodi di siccità, che hanno compromesso i raccolti. La distribuzione degli 868 milioni di persone che soffrono la fame si concentra per 852 milioni nei paesi in via di sviluppo ed ammonta al 15% della popolazione totale, mentre la cifra restante, 16 milioni, si trovano nei paesi sviluppati. Geograficamente sono tre le zone dove si concentra la maggior parte delle persone denutrite: 304 milioni in Asia meridionale, 234 milioni nell'Africa sub sahariana e 167 milioni in Asia orientale, per un totale di 705 milioni di persone. Compiendo delle valutazioni relative al numero complessivo di popolazione, in Africa si rilevano le condizioni più critiche. Da non sottovalutare anche l'impatto dei conflitti sulla situazione della fame: sia guerre che si trascinano da tempo, che nuove emergenze che si sono verificate a causa dell'espansione del fondamentalismo, hanno spesso portato, tra le varie conseguenze anche la difficoltà all'approvigionamento alimentare per le popolazioni coinvolte. La FAO, nelle sue considerazioni per risolvere almeno in parte il problema, pone l'accento sulla necessità di una crescita selettiva, che, cioè, non sia prerogativa principale dei paesi ricchi, ma che interessi principalmente le nazioni dove è maggiore la concentrazione dei poveri, per essere tradotta in un miglioramento tangibile della qualità e della quantità dell'alimentazione. Per favorire questo aspetto è necessario agire per favorire la crescita agricola intesa come strumento principale nella lotta alla fame, non in maniera generica ma rendendola sempre più sofisticata per ottenere, oltre ad una maggiore qualità del cibo, anche una differenziazione degli alimenti, sia in chiave di arricchimento della dieta, che in chiave di diversificazione delle scorte, per fronteggiare aspetti quali le calamità naturali.
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