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mercoledì 24 ottobre 2012

Israele sempre meno tollerante con gli arabi

La notizia che mette in risalto i risultati di un sondaggio in Israele, dove la popolazione ebraica si è espressa in maggioranza a favore della concessione di maggiori diritti ai cittadini di etnia ebrea rispetto ai cittadini israeliani di origine araba, che rappresentano il 20% della popolazione del paese, pone inquietanti interrogativi sulla tendenza del comune sentire dalla maggioranza della nazione e sulle possibili conseguenze sul tessuto sociale e della impronta politica futura del paese, alla vigilia delle elezioni. Anche perchè, tra le pieghe del sondaggio, è emersa anche l'opinione favorevole ad una annessione della Cisgiordania; se questa è una ipotesi remota, tale approvazione esprime però, in maniera chiara, l'appoggio alla politica del governo sulla espansione dei territori, provando che non vi è alcuna volontà di raggiungere un accordo con la controparte palestinese. La polarizzazione, sempre più spinta, della popolazione israeliana, con l'assenza di integrazione con la parte araba, rappresenta una società che tende sempre più ad isolarsi dal contesto mondiale fino a rinchiudersi in se stessa. Questa forma di auto isolamento, una quasi autosufficienza sociale, pone per il paese delle difficoltà pratiche ad un confronto sereno, sia sul piano internazionale in generale, sia su quello particolare della risoluzione del problema con i palestinesi; anzi per quest'ultimo caso, il risultato del sondaggio, rappresenta un chiaro rifiuto ad una soluzione condivisa, ma soltanto ad una risoluzione favorevole alla matrice ebraica del paese, che va, però, contro ogni buon senso. Se il 59% del sondaggio è a favore di privilegiare gli ebrei sugli arabi relativamente al lavoro nell'amministrazione dello stato, il 42%, è favorevole ad una sorta di apartheid, che separi materialmente le due etnie sia nelle scuole che nelle civili abitazioni ed esiste addirittura un 74% favorevole alla costruzione di strade separate, mentreil 69% sarebbe favorevole alla negazione dell'esercizio del diritto di voto alla minoranza araba, questi dati significano che il lavoro della maggioranza politica di destra ha trovato una coltura favorevole per potere imprimere in modo deciso le proprie idee. In effetti l'operato del governo in carica ha promosso una politica di forte discriminazione della minoranza araba tramite provvedimenti come quello che nega la cittadinanza israeliana al coniuge nato nei territori palestinesi o quello che favorisce l'acquisto di terreno per gli ebrei rispetto agli arabi. Sebbene a questo atteggiamento non corrisponda la totalità della popolazione ebrea, vi è stata indubbiamente una crescita dell'avversione ai concittadini arabi, che riflette la paura della società israeliana, una società che vede nemici ovunque e si sente accerchiata anche per le simpatie verso i palestinesi della maggior parte della opinione pubblica mondiale. In un contesto del genere è facile così pronosticare la vittoria, ancora più marcata, del governo in carica alle prossime elezioni. Un risultato elettorale che si quantifichi in una dote di voti consistente, permetterà, come è nelle intenzioni di Netanyahu, una ulteriore accelerata verso uno stato che tenderà ad una emarginazione ancora maggiore della minoranza araba, non cogliendo, invece, le opportunità e le potenzialità che una maggiore integrazione poteva fornire come contributo alla pacificazione dei due popoli ed alla risoluzione del problema annoso della mancanza di una patria per il popolo palestinese. Ma questa soluzione di buon senso, che toglierebbe, tra l'altro, uno degli alibi fondamentali per l'esistenza dell'estremismo islamico, non pare essere nei programmi di chi gestisce il potere a Tel Aviv, che, al contrario, pare perseguire l'intento di aumentare il più possibile la quota di territorio da annettersi e negare con scuse sempre nuove la possibilità della creazione di uno stato palestinese. In quest'ottica i risultati del sondaggio trovano la giusta collocazione, come espressione di un popolo che vuole concedere poco o niente ai suoi più prossimi vicini, con tutte le conseguenze del caso.

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