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venerdì 5 ottobre 2012

La Francia rilancia la collaborazione tra i paesi del Mediterraneo

Una delle soluzioni proposte durante la primavera araba, per affiancare le nascenti democrazie della sponda sud del Mediterraneo, dall'allora in carica presidente francese, Sarkozy, era quella di rilanciare l'idea di una organizzazione sovranazionale dei paesi del Mediterraneo, che potesse avviare progetti di collaborazione tra gli stati, sia in campo politico, che economico, che militare, che di aiuti alla formazione, per instaurare un rapporto che assicurasse la stabilità dei paesi affacciati sulle rispettive sponde del bacino. L'idea era poi decaduta per lo sviluppo, anche tragico, che le rivoluzioni dei paesi arabi avevano preso, sopratutto a seguito dell'intervento della coalizione dei volenterosi in Libia. Ma la creazione di una forma di unione tra i paesi del Mediterraneo deve essere una costante trasversale nel mondo politico francese se anche l'attuale presidente della repubblica, Hollande, la rilancia con grande convinzione. Nel prossimo vertice che si terrà a La Valletta, la Francia punta molto ad intensificare la collaborazione tra i cinque paesi della UE (Francia, Spagna, Italia, Malta, Portogallo) ed i cinque Maghreb (Algeria, Libia, Mauritania, Marocco, Tunisia), che saranno presenti. Questa formula, definita dei 5+5, ricalca lo schema in voga negli anni ottanta del secolo scorso, che prevedeva riunioni periodiche, sebbene informali, che permettevano uno scambi di idee ed un rapporto continuo tra paesi culturalmente molto distanti. L'evoluzione della situazione politica internazionale aveva fermato questi incontri al 2003, interrompendo una consuetudine che aveva instaurato un canale di comunicazione, che talvolta aveva rappresentato l'unico strumento semi ufficiale di confronto, troncando quindi una via sempre disponibile ed aperta. La variazione degli assetti politici seguiti alle primavere arabe ha determinato la necessità di ripristinare quei canali privilegiati, sopratutto diplomatici, che possono permettere una collaborazione comune alla definizione ed alla possibile risoluzione di quelle problematiche che possono riguardare le nazioni che si affacciano e si dividono il mare Mediterraneo. Non sappiamo se l'idea, prima di Sarkozy, ed ora di Hollande, parta da una reale presa di coscienza dell'importanza dello strumento o se costituisca una volontà di riaffermazione della politica francese, ultimamente un poco in ribasso, sul panorama internazionale, resta però il fatto che l'idea è senz'altro positiva e l'enfasi e la pubblicità che ne da l'Eliseo, a differenza di altre cancellerie pure coinvolte, testimonia che Parigi vuole essere il motore trainante di questa soluzione. Certo le condizioni in cui questa collaborazione dovrà svilupparsi non sono delle migliori: la crisi economica mondiale e quella dell'euro in particolare, non favoriscono certo l'assunzione di progetti troppo ambiziosi da parte dei paesi della UE, tuttavia, e non a torto, la presenza dei paesi del Maghreb, è ritenuta un punto di partenza incoraggiante. La politica di collaborazione dovrà partire da obiettivi minimi che, se funzionanti, permettano poi una collaborazione sempre maggiore. Non per niente si punta molto sulla formazione, tra cui è molto rilevante una sorta di progetto Erasmus del Mediterraneo, che punti ad uno scambio continuo tra gli studenti delle rispettive sponde, in una sorta di contaminazione culturale che favorisca il dialogo senza interruzioni. Ma il Progetto Mediterraneo ha ben altre ambizioni, dettate dalla necessità di regolare fenomeni non più sostenibili dai paesi delle due rive per motivi che sono complementari. Il controllo dell'immigrazione è uno degli aspetti comuni più rilevanti, perchè va ad innestarsi sulla necessità dello sviluppo dei paesi costieri della sponda meridionale, a questo proposito si è pensato all'intensificazione di progetti riguardanti le energie alternative per arrivare alla difesa ed alla sicurezza, dove è necessaria una stretta e continua collaborazione, sopratutto in relazione alla sempre crescente minaccia rappresentata del terrorismo islamico. Inutile dire che esistono obiettivi ancora più ambiziosi come il coinvolgimento della questione israelo palestinese, dove la diplomazia europea, se appoggiata da quella dei paesi arabi può giocare un ruolo importante, anche in ottica di possibile risoluzione dell'annoso problema. Uno dei fini ultimi di questo progetto potrebbe essere la costituzione della regione mediterranea, come organismo indipendente capace di sviluppare forme continue di collaborazione, all'interno di un proprio perimetro definito anche da leggi e regolamenti condivise, che potrebbe essere una anticamera ad un allargamento dell'Unione Europea anche a paesi tradizionalmente considerati fuori dal vecchio continente. Un processo certamente pieno di incognite e di ostacoli e magari inattuabile, che, tuttavia, potrebbe essere avviato con forme di integrazione studiate in maniera specifica, ma sempre con l'intento di favorire una maggiore integrazione, intesa come antidoto all'isolamento vera causa di contrasti tra le nazioni.

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