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mercoledì 17 ottobre 2012
L'Iran potrebbe inquinare lo stretto di Hormuz
L'Iran potrebbe usare il terrorismo ecologico per cercare di attenuare le sanzioni di cui è oggetto da parte dei paesi occidentali, per la questione della bomba atomica. Il piano, che sarebbe stato messo a punto dal capo della Guardia rivoluzionaria dell'Iran, Ali Jafari Mohammed, prevederebbe di inquinare lo stretto di Hormuz mediante una immissione di greggio, che dovrebbe portare alla chiusura della navigazione. L'attuazione del piano si dovrebbe concretizzare con lo schianto di una nave cisterna contro una determinata zona rocciosa dello stretto, accessibile soltanto alle autorità iraniane. La messa in pratica di tale piano costituirebbe una sanzione diretta dell'Iran all'economia mondiale, in quanto il blocco del transito delle cisterne dei paesi arabi affacciati sul Golfo Persico, andrebbe a costituire un ostacolo molto rilevante all'economia globale con ovvie ricadute sui prezzi del greggio. Ma, insieme a questo obiettivo, l'Iran ne può conseguire contemporaneamente anche altri. Il primo è proprio quello di danneggiare le economie petrolifere dei paesi arabi ostili all'Iran, per prima l'Arabia Saudita, il secondo è quello di costringere l'occidente ad attenuare le sanzioni per potere materialmente operare, anche insieme ad organizzazioni iraniane, alla ripulitura dei tratti di mare inquinati.
La strategia iraniana gioca, insomma, su più fronti per cercare di attenuare gli effetti delle sanzioni, che malgrado alcune eccezioni, stanno incominciando a mettere in seria difficoltà il regime. Questo piano, per la verità non è nuovo, ed è stato minacciato più volte nel caso si verificasse l'ipotesi dell'attacco da parte di Israele ed USA, ma l'intenzione di metterlo in atto a prescindere dalla messa in pratica delle minacce di Tel Aviv, può soltanto significare che Teheran potrebbe tentare una mossa della disperazione per attenuare gli effetti economici delle sanzioni sul paese. Tuttavia un tale azzardo esporrebbe l'Iran a misure ancora più pesanti ed aggiungerebbe nuove motivazioni per una azione militare, su cui potrebbero convergere anche altre potenze. Sono, probabilmente, queste valutazioni, che hanno impedito, al leader supremo iraniano, l'ayatollah Ali Khamenei, di dare il via, per ora, all'operazione di ecoterrorismo.
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