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mercoledì 31 ottobre 2012
Il Sudan accusa Israele di avere bombardato una sua fabbrica di armi
Un nuovo scenario, parallelo a quello principale, si apre nella contesa tra Iran ed Israele. Il bombardamento di una fabbrica di armi nello stato del Sudan, che Khartoum attribuisce all'aviazione militare dello stato israeliano, ha determinato la presenza di due navi da guerra iraniane nella città di Port Sudan, località del Mar Rosso, in segno di sostegno ed amicizia, come dichiarato da fonti del governo sudanese, al paese africano. La fabbrica di armi sarebbe stata colpita perchè costruiva armamenti per Teheran, circostanza peraltro smentita dal governo di Omar al Bashir; la stessa fonte uffciale ha, però, collegato questa ipotesi nel motivo che ha causato l'azione militare, nella quale hanno perso la vita due persone. Se Israele ufficialmente tace, forse per non incorrere nella censura internazionale per avere condotto una azione bellica su territorio straniero senza le necessarie procedure di dichiarazione di guerra previste dal diritto internazionale, l'Iran non perso l'occasione per intensificare la sua presenza in una regione che sembra sempre più attirare gli interessi della repubblica islamica. L'Iran ha, infatti, aperto quattro nuove missioni diplomatiche in Africa: in Somalia, a Gibuti, nel Sud Sudan e nel Camerun, con il chiaro scopo di rompere l'isolamento delle sanzioni occidentali ed affermarsi come paese protagonista nella regione attraverso consistenti aiuti alle popolazioni in difficoltà; notevole, in questo senso, è stato lo sforzo economico di Teheran che ha donato 43 milioni di dollari per combattere la carestia nel Corno d'Africa. Ma il sostegno non è disinteressato, un rapporto dell'ONU, già risalente a cinque anni fa, accusava Teheran di sostenere finanziariamente e militarmente le Corti Islamiche somale, da cui è nata Al Shabab, organizzazione estremista islamica, di matrice scita, colpevole di avere frenato gli aiuti delle organizzazioni umanitarie per la carestia alimentare che ha colpito la regione e protagonista di azioni anche entro i confini del Kenya. I due paesi, Iran ed Israele, insomma continuano a praticare una guerra non dichiarata che si sta allargando a regioni già martoriate, nel silenzio più assoluto delle Nazioni Unite. Se il bombardamento in Sudan fosse stato realmente effettuato da Israele, saremmo di fronte ad una azione che si può definire soltanto come terrorismo di stato, essendo un attacco praticato da forze regolari ad un paese straniero al di fuori della prassi del diritto internazionale ed andrebbe a costituire un segnale di pericolo allarmante per la pace mondiale, del resto anche l'azione iraniana non pare esente da colpe, per la politica spregiudicata portata avanti fino ad ora, entrambi i paesi meritano una censura, almeno a livello formale: che l'ONU salvi almeno la faccia.
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