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martedì 6 novembre 2012

Aspettando le elezioni USA

Continua a regnare l'incertezza anche alla vigilia del voto americano. Gli analisti sono convinti che mai come per questa elezione sarà determinante il numero di elettori che si recheranno alle urne, per fare pendere la bilancia per un candidato rispetto all'altro. L'esiguo vantaggio di Obama non permette una previsione certa e gli stessi esperti delle agenzie demoscopiche, parlano di scarto tanto piccolo da rientrare nell'errore di valutazione ammissibile. Sarà quindi una presidenza decisa dalle esigue differenze, probabilmente intorno alle poche migliaia di voti, che si verificheranno nei distretti chiave. L'obiettivo delle complesse macchine elettorali, esaurita la fase dei comizi, diventa ora quello di convincere i potenziali elettori dei rispettivi schieramenti, che sono titubanti a recarsi alle urne ad esercitare il diritto di voto. Il fenomeno dell'astensione, tradizionalmente, danneggia il candidato democratico in quanto l'elettorato repubblicano ha una base solida di votanti assicurata, rappresentata dai ceti più ricchi, dalle fasce di età più elevate e da chi ha un livello di istruzione più alto. Con queste condizioni, anche piccoli impedimenti contingenti, che non permettono all'elettorato democratico l'esercizio del voto, possono essere determinanti per il conteggio finale. A bilanciare la sicura partecipazione al voto dei repubblicani, il partito democratico può vantare una macchina organizzativa maggiormente funzionante, capace, cioè di una maggiore mobilitazione dei suoi elettori, che è stata determinante nel 2008, quando l'entusiasmo per il candidato Obama, proveniente sopratutto dall'elettorato giovanile, ne favorì l'affermazione. Ma in questo segmento elettorale vi è, attualmente, una grossa parte di delusi, che non voteranno certamente per Romney ma si asterranno facendo venire a mancare suffragi, che potrebbero rivelarsi decisivi. Non solo, sia gli elettori bianchi, che le donne avrebbero voltato le spalle al Presidente in carica, con percentuali rispettive del meno trentasette e del meno sei per cento previste, rispetto alle scorse elezioni. Non per niente nelle fasi finali della campagna elettorale, il partito democratico si è concentrato sull'elettorato ispanico, che rappresenta il grande serbatoio a cui attingere per colmare i vuoti che dovrebbero venirsi a creare; ma questo è un elettorato che tende a non esercitare il proprio diritto di voto, pur simpatizzando in maggioranza per Obama, diventa così essenziale l'opera di convincimento in cui i volontari democratici si stanno producendo strenuamente. Contro Obama, che per ora è in vantaggio, anche se esiguo, nei sondaggi effettuati su chi ha esercitato il voto anticipato, vi è anche una migliore organizzazione della macchina repubblicana, rispetto a quella che sosteneva McCain, sul quale pesava la scarsa convinzione del partito come candidato alla presidenza; prova ne è il dato riguardante la raccolta dei fondi per la campagna elettorale di Romney, raddoppiata rispetto a McCain. Sono quindi ore convulse quelle che attendono gli USA ed anche il mondo intero, il risultato delle elezioni presidenziali USA, mai come in questo momento sarà gravido di conseguenze in entrambi i verdetti possibili.

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