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lunedì 5 novembre 2012

Giappone ed USA iniziano le esercitazioni militari, nonostante la tensione con la Cina

Sono iniziate le esercitazioni militari congiunte, che vedono impegnate le forze armate giapponesi e statunitensi, presso le isole di Okinawa, sotto cui ricade l'amministrazione dell'arcipelago delle isole di Senkaku o Diaoyu, per la Cina, fonte di disaccordo diplomatico profondo tra Tokyo e Pechino. Le manovre si svolgeranno fino alla metà del mese ed inizialmente dovevano anche includere un atterraggio di aerei militari su una delle isole di Okinawa, che è stato cancellato per non aumentare tensione con la Cina. Malgrado la consapevolezza giapponese che queste esercitazioni potranno aumentare i difficili rapporti con Pechino, Tokyo ha deciso di volere riaffermare la sua sovranità sulle isole contese, rafforzando la difesa delle sue isole meridionali e coinvolgendo in prima persona il suo principale alleato: gli Stati Uniti. Washington ha aderito alle manovre, incurante dell'esplicito avvertimento cinese, di qualche tempo prima, di restare al di fuori della questione, atteggiamento che alla conclusione del congresso del Partito Comunista Cinese, dovrà rendere conto a Pechino. Il dispiegamento delle forze appare imponente per affermare la sovranità su di un territorio di appena sette chilometri quadrati, infatti sono stati impegnati 37.000 effettivi dell'esercito nipponico su di cinque navi militari, coadiuvati da 10.000 soldati ed una portaerei americana, segnale eloquente per il paese cinese, al momento concentrato sul passaggio di potere dei vertici del partito. Tuttavia la scelta di effettuare le esercitazioni senza ammettere la presenza dei media, tradisce un certo nervosismo da parte dei nipponici, che intendono dare pubblicità alla cosa soltanto attraverso le dichiarazioni ufficiali. Non si comprende se ciò è dovuto a ragioni di riserbo di natura diplomatica o militare, ma è sintomatico che tale dispiegamento di forza, segua le esercitazioni cinesi effettuate a metà ottobre nel Mar Cinese Orientale, che hanno visto la partecipazione di undici navi da guerra e quattro aerei delle forze armate di Pechino. Questa altalena di manifestazioni di esibizione di forza militare, stanno portando la regione sempre più sull'orlo di una pericolosa instabilità, che si deve inquadrare nello sviluppo delle situazioni politiche interne dei paesi coinvolti. Se, come pare probabile, il Giappone, ma anche la Cina, che pure rinnoverà il suo gruppo dirigente, non cambieranno atteggiamento sulla contesa, diventerà fondamentale l'atteggiamento che vorrà tenere il nuovo Presidente degli Stati Uniti. Qualora alla volontà di mediazione di Obama, dovesse subentrare il meno attendista, secondo quanto da lui stesso dichiarato, Romney, la situazione potrebbe avere uno sviluppo deleterio. Se appare difficile un confronto armato tale da proporre scenari da guerra navale, un irrigidimento della questione potrebbe dare il via ad embarghi e blocchi sulle rotte dei mari orientali, tali da mettere in crisi più di un settore economico; inoltre gli USA non potrebbero che seguire il Giappone ed il confronto tra le due più grandi potenze mondiali potrebbe acuirsi su quei temi le cui rispettive posizioni sono di forte contrasto: come l'economia ed il commercio con l'estero. La soluzione miglore sarebbe ricorrere ad un arbitrato, o almeno una mediazione, delle Nazioni Unite che arrivasse alla decisione di porre in una sorta di neutralità, mediante una amministrazione diretta del Palazzo di vetro, le isole contese, con lo scopo di congelare una situazione che sta aumentando sempre di più il suo potenziale esplosivo. Tuttavia nella contesa il soggetto maggiormente rigido è rappresentato dal Giappone, che, interessi materiali a parte, con il suo governo pare deviare, mediante la focalizzazione su questioni internazionali come questa, la propria pochezza. Attraverso la naturale predisposizione nazionalistica della maggior parte del popolo nipponico, Tokyo ha avuto finora buon gioco a raccogliere i favori della sua azione nell'opinione pubblica; resta da vedere se la situazione dovesse aggravarsi quale sarà la risposta ed il gradimento della popolazione.

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