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lunedì 12 novembre 2012

Per Israele può aprirsi un fronte siriano?

L'esercito israeliano è pronto ad attivare tutti i propri dispositivi di difesa e di offesa contro la Siria, se le truppe di Assad tenteranno ancora di colpire gli avamposti di Tel Aviv presenti nel Golan. Questo è quanto sostanzialmente dichiarato da fonti ufficiali israeliane, dopo il colpo di mortaio sparato dal territorio siriano a cui sono seguiti colpi di avvertimento dai militari della stella di David. Dopo la Turchia, tra l'altro di nuovo colpita, la Siria prova ad allargare i confini del proprio conflitto coinvolgendo il vicino più pericoloso. La speranza di Assad di trascinare tutta la regione in un gigantesco tutti contro tutti, gioca la carta più pesante: il coinvolgimento israeliano. Ma da qui potrebbe aprirsi una porta di servizio per il confronto, ancora più pesante, tra Israele ed Iran. Non è un mistero che truppe iraniane, insieme ad Hezbollah, sono impegnate a fianco di quelle fedeli ad Assad contro le forze ribelli e che, quindi, sono pericolosamente vicine alle forze armate israeliane. Assad sta conducendo una tattica spregiudicata e pericolosa, ma anche da ultima spiaggia, per sperare di sopravvivere come capo della Siria. L'allargamento del conflitto, fin qui scongiurato, da un comportamento irreprensibile, nonostante le provocazioni di cui sono state fatte oggetto la Turchia e lo stesso Israele, potrebbe verificarsi proprio per la necessità di sopravvivere di Assad, sempre più compromesso sul piano internazionale. Occorre però analizzare se questa volontà proviene dallo stesso presidente siriano o, specialmente nel caso delle provocazioni verso Israele, non sia attuata da altri. In questo caso non sarebbe difficile individuare chi sta dietro questa strategia se non l'Iran, che avrebbe tutto l'interesse a deconcentrare Tel Aviv dalla questione nucleare e dal possibile attacco contro Teheran, sempre nei pensieri dell'amministrazione israeliana. Questo diversivo permetterebbe a Teheran di guadagnare ulteriore tempo, il bene più prezioso nella contesa, per avanzare nei progressi della ricerca atomica. Difficilmente, dal punto logistico, ma anche politico, Tel Aviv potrebbe reggere due conflitti contemporaneamente, per cui l'Iran potrebbe sacrificare, in questa fase, l'alleato siriano, oramai difficilmente controllabile e, sopratutto, sul lungo periodo poco probabilmente ancora in mano ad Assad. Ma anche senza scatenare un confronto aperto con la Siria, Israele dovrà concentrare maggiore attenzione su quel versante della propria frontiera, anche se da più parti si tende a minimizzare sull'accaduto, attribuendo ad un errore il colpo di mortaio diretto in territorio israeliano. Tuttavia, già in precedenza erano caduti colpi di arma da fuoco nella zona controllata da Tel Aviv, ma nel governo israeliano, questi fatti, non avevano scatenato le minacce di questi giorni. L'avvertimento di Israele, teso ad evitare fatti analoghi, denota quindi, un certo nervosismo, che giustifica il timore dell'apertura di un fronte non certo gradito, sopratutto in forza di una stabilità, su quel lato della frontiera, che dura ormai da quasi quaranta anni.

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