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giovedì 8 novembre 2012

Per la Cina le questioni marine diventeranno fondamentali

Se quello affermato nel discorso di apertura del diciottesimo congresso del partito Comunista Cinese dal presidente uscente Hu Jintao, corrisponderà al programma futuro della Cina, il mondo andrà incontro a tensioni sempre più forti, specialmente nell'area dei mari orientali. L'intendimento è di fare diventare il paese cinese una potenza di mare, tramite il rafforzamento dell'arsenale militare, sopratutto della marina, per salvaguardare i diritti e gli interessi del paese sul fronte marino, affinchè sia consentito lo sfruttamento delle risorse presenti sotto gli oceani. La dichiarazione arriva in un momento delicato, contraddistinto da forti tensioni con i paesi vicini per le questioni della sovranità circa diversi gruppi di isole contesi. Se il principale confronto diplomatico riguarda le relazioni con il Giappone, si stanno aprendo fronti molto delicati anche con il Vietnam e le Filippine, per il controllo di arcipelaghi contesi, sotto le cui acque sarebbero presenti ingenti giacimenti di petrolio e gas naturale. Il gigantismo dell'industria cinese e la sua necessità di espansione sempre ulteriore, ha fatto diventare il paese uno dei più grossi importatori di materie prime appartenenti al settore energetico, ma l'occasione di sfruttare direttamente riserve vicine alle proprie coste rappresenta una occasione troppo ghiotta per non essere sfruttata. A questo scopo il presidente ha annunciato che, sul fronte militare, la Cina compirà investimenti importanti, tali da accelerare la modernizzazione delle proprie forze armate, funzionale alla difesa nazionale, dove per tale espressione si pare volere intendere anche a quelle porzioni di territorio contese con altri stati. Il ruolo delle forze armate diventerà quindi, quello di assicurare la soddisfazione delle esigenze dello sviluppo nazionale, intesa come missione storica per il paese. Sono dichiarazioni che non nascondono velleità di dominio e sopratutto di scontro con quei paesi che vorranno opporsi ai programmi cinesi. Tali affermazioni arrivano anche, con una tempistica perfetta, dopo che Giappone ed USA, hanno varato le manovre militari congiunte nel mare di Okinawa, che non poco hanno irritato il governo di Pechino e sono, pertanto destinate ad irrigidimento ulteriore dei rapporti tra questi stati. Ma la questione non riguarda soltanto la sovranità e quindi lo sfruttamento degli arcipelaghi contesi, altrettanto importante è la questione della percorribilità delle vie marittime, solcate quotidianamente da navi cargo che trasportano merci destinate a tutto il mondo; ed anche non secondaria è la questione della pesca, spesso altrettanto occasione di scontri accesi. Difficile non leggere nelle parole del presidente cinese un avvertimento diretto sia ai paesi della regione, che agli Stati Uniti, di un mutamento di rotta di Pechino di fronte alle contese in corso; se finora, tutto sommato, l'atteggiamento ufficiale del governo non è mai andato aldilà di proteste ufficiali, più o meno dure, ma sempre nell'alveo del confronto diplomatico, l'intenzione che sembra prevalere pare quella di effettuare un gradino successivo per affrontare le questioni in sospeso. Se così sarà potrebbe essere l'avvio di una guerra fredda in versione orientale, che avrà preoccupanti ripercussioni sull'andamento dell'economia mondiale.

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