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giovedì 8 novembre 2012
La necessità delle riforme al centro del congresso del Partito Comunista Cinese
Le riforme sono l'argomento al centro dell'attenzione del congresso del Partito Comunista Cinese. I dirigenti riuniti a Pechino sono consci che senza un cambio effettivo nell'esercizio del potere, l'impalcatura su cui si regge la nazione potrebbe cadere, nonostante i successi in campo economico, che hanno portato il paese a diventare la seconda potenza economica mondiale. Una delle vie per riformare lo stato è incrementare la la lotta alla corruzione, che si è rivelato il fenomeno maggiormente dannoso per la Cina. Gli scandali che hanno attraversato il partito e che sono stati troppo spesso fonti di scioperi e proteste, hanno avuto anche un costo economico tangibile, impedendo una redistribuzione adeguata delle risorse, fattore su cui si era basata la politica interna elaborata nel congresso precedente. L'idea era quella di diffondere il benessere nel maggior modo possibile all'interno dello stato, per evitare proteste di tipo politico, come era stata Tienanmen, una sorta di baratto con il popolo cinese, per permettere una vita tranquilla alla forma del partito unico. L'esplosione della ricchezza, derivante da una politica economica spregiudicata, che non ha mai tenuto conto delle istanze, e dei relativi costi, sindacali, senza l'adeguato controllo di un apparato statale impreparato, ha generato forme di concentrazione della ricchezza, che si sono venute a creare in modo anomalo, grazie alla diffusa corruzione presente nei centri di potere. Questa anomalia, non prevista dall'elaborazione politica di dieci anni prima, non ha permesso al Partito di godere di quella libertà attesa senza subire contestazioni e manifestazioni. Questa analisi dei burocrati cinesi è vera solo in parte, la mancata distribuzione del reddito, su grande scala, creato dal grande balzo dell'economia avrebbe potuto limitare solo in parte le proteste, che non sono state solo di natura economica ma anche politica, proprio perchè la crescita del popolo cinese, ha reso indivisibili i due argomenti. La richiesta di una maggiore diffusione dei diritti politici e relativi al lavoro, è cresciuta di pari passo con la massiccia industrializzazione e l'aumento della ricchezza, ancorchè diseguale, non è bastato ai cinesi. Sono istanze che non sono sconosciute ai delegati del Partito, che hanno iniziato a proporre un incremento del mercato interno, che segnalerebbe una maggiore redistribuzione delle risorse e la ricerca di metodi per aumentare il reddito pro capite. Ma se queste misure riguardano l'economia, nel campo della politica si intravedono novità che costituiscono segnali tendenti a proporre un rinnovamento, seppure ancora timido. La necessità di separare il ruolo del Partito da quello dello stato, indica l'individuazione della necessità di coinvolgere maggiormente il popolo nella scelta dei capi, ma non significa ancora l'apertura ad un sistema multipartitico. Piuttosto la preferenza dei vertici dell'apparato preferirebbe una formula sulla falsariga di quella in vigore a Singapore, dove esistono piccole formazioni politiche ammesse alla vita pubblica, con essenzialmente il ruolo di controllori dell'attività dello stato e del partito maggiore. Si tratta di una forma autoritaria attenuata che ha il merito, agli occhi dei delegati comunisti cinesi, di potere rappresentare una forma di transizione molto controllata dall'attuale verso il futuro e che può consentire anche un controllo inverso sulla composizione e sulle intenzioni di queste formazioni minori. Tuttavia si tratterebbe sempre di una piccola apertura che potrebbe rappresentare un passo avanti ed un segnale di accoglimento delle istanze che provengono da chi richiede maggiore democrazia. Quale sarà la decisione che verrà scelta è comunque un dato di fatto, che il sistema politico cinese si è reso conto della necessità di un maggiore coinvolgimento della popolazione nella vita pubblica e ciò costituisce la presa d'atto di un fenomeno che per lento che sia sarà ineludibile: il paese andrà incontro, probabilmente con i dovuti tempi, a forme di democrazia che cambieranno l'impianto attuale del potere.
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