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martedì 5 marzo 2013

In Africa sei milioni di persone sono colpite dalla carestia

Un rapporto del Comitato della Croce Rossa Internazionale segnala che più di sei milioni di persone sono investite da una carestia, che ha comportato una carenza di cibo notevole, dovuta ad un insieme di fattori metereologici combinati assieme, come cicli di intesa siccità ed inondazioni. I paesi colpiti sono Angola, Lesotho, Malawi e lo Zimbabwe. Le avverse condizioni metereologiche, distribuite su periodi differenti, hanno pregiudicato i raccolti, creando gravi danni ai terreni agricoli, danneggiato l'allevamento e creando condizioni igieniche precarie per la scarsità di acqua potabile e per la pulizia delle popolazioni colpite. Nel Lesotho la crisi riguarda il 40% della popolazione, circa 725.000 persone, ma valori assoluti ancora maggiori riguardano lo Zimbabwe con 1,6 milioni di persone, l'Angola con 1,8 milioni ed il Malawi addirittura con 2 milioni di persone alle prese con il problema della fame. Ancora più problematico il dato che riguarda la denutrizione dei bambini, che in tutti e quattro i paesi ha superato, grazie allo stato di crisi, il 50% dell'intera popolazione infantile, rispetto ai dati dello scorso anno, parallelamente al peggioramento della situazione alimentare risulta aumentato, come logico, il tasso delle malattie, sia nella popolazione sotto i dieci anni, che, più in generale, in tutte le fasce d'età. La diffusione di malattie contagiose, come colera, malaria e quelle relative ai disturbi intestinali, sta diventando un dato comune nel tessuto sociale di questi paesi, andando a pregiudicare una situazione già compromessa dall'abbassamento delle difese immunitarie dovuto all'alimentazione incompleta. Anche nel quadro della lotta all'AIDS, malattia molto diffusa nel continente africano, la situazione di carenza alimentare non fa che regredire i piccoli progressi raggiunti; nel Lesotho vi è la situazione più grave con il 23,2% dell'intera popolazione colpita dal virus dell'HIV. Ancora una volta le organizzazioni internazionali ed i governi dei maggiori paesi del mondo, non affrontano in maniera adeguata una situazione, che, a parte i puri risvolti umanitari, rappresenta una bomba ad orologeria per l'equilibrio continentale con riflessi anche su quello mondiale. Non viene, infatti considerato, che il germe del fondamentalismo islamico, riesce ad attecchire meglio in una situazione degradata e che le tragiche migrazioni a cui i popoli africani si sottopongono, sono causate da condizioni di vita insopportabili. La Croce Rossa Internazionale, spesso isolata insieme ad altre associazioni di volontari nel combattere questo scenario apocalittico, ha denunciato come il flusso dei finanziamenti, per fare fronte all'emergenza, venga rilasciato con lentezza esasperante e frazionato in maniera eccessiva e comunque tale da impedire a fare fronte alle emergenze più immediate. Senza uno sforzo concreto e coordinato proveniente dalla parte più ricca del pianeta sarà impossibile mettere fine a questa stato di cose. Inoltre manca anche una visione più ampia che sappia programmare il dopo emergenza, se mai ci sarà, con un aiuto che fornisca un futuro concreto alle popolazioni nei loro territori. Si tratta di pensare e costruire infrastrutture capaci di prevenire le catastrofi naturali e, nel contempo, ovviare alla cronica carenza di acqua tramite dissalatori ed impianti che possano permettere la costituzione di adeguate riserve idriche, in grado di assicurare la necessaria irrigazione dei terreni coltivati e del fabbisogno di acqua potabile. Non si comprende perchè le conferenze internazionali e gli incontri al vertice delle potenze mondiali si preoccupino soltanto per i morti a causa dei conflitti in corso e non diano altrettanta importanza a chi perde la vita per carestie alimentari. Se la preoccupazione è la stabilità regionale che un conflitto può alterare, altrettante conseguenze possono causare la carenza di cibo e di acqua. Forse la realtà è che risolvere una crisi derivante da una guerra da ancora maggiore prestigio e maggiore ritorno economico, che la risoluzione di una carestia; ma questa visione deve essere superata in favore di un approccio più globale e complessivo che sappia mettere sullo stesso piano tutte le emergenze del pianeta; tra l'altro intervenire per risolvere una carestia, spesso, non comporta alcun intervento armato e, quindi, ha un costo economicamente minore.

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