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mercoledì 13 marzo 2013
La Cina riforma il suo apparato burocratico
La necessità di operare un drastico taglio al fenomeno endemico della corruzione, obbliga il governo cinese ad una revisione del proprio apparato burocratico. Dal 1998, si tratta della più radicale trasformazione dello stato, attraverso la riorganizzazione dei suoi gangli amministrativi più elevati. Infatti verrà operata una sensibile riduzione del numero dei ministeri, non solo per la necessità di risparmiare, ma, sopratutto per recuperare e migliorare l'efficienza produttiva della macchina amministrativa. Le dimensioni elefantiache della burocrazia cinese, determinano un rallentamento dell'iter burocratico, che genera perdite indotte, in un sistema che è alla ricerca della maggiore massimizzazione della prestazione. Impedire che il processo amministrativo si perda nei mille rivoli locali, in cui si divide l'apparato della gestione dello stato, non è però, soltanto, una necessità dettata dall'esigenza di snellire il processo amministrativo, quanto una vero e proprio obbligo di tipo politico, dettato dalla consapevolezza che tale sistema alimenta e favorisce la diffusa corruzione, diventata, oltre che costo economico, anche pesante costo sociale. La presa di coscienza, da parte dei vertici del partito, che grosse parti della burocrazia cinese, abbiano più potere di quello che la legge gli assegna, ha imposto al nuovo corso cinese, una riforma, che rappresenta la novità maggiore che contraddistingue i nuovi leader di Pechino. La dimostrazione della reale esigenza di questa linea per il paese, è rappresentata dalle resistenze e dall'ostilità, con le quali è stata accolta la riforma, in quei settori che ne sono stati maggiormente investiti. Il caso più eclatante ha riguardato il ministero dei trasporti, cresciuto a dismisura per l'espansione delle ferrovie cinesi, con le quali si voleva simboleggiare la crescita economica del paese. La creazione di un ministero per le ferrovie, che ha costituito un fenomeno di sempre ulteriore incremento, fino a diventare uno stato nello stato, è l'esempio più esplicativo di come un apparato burocratico sia divenuto una forza, a tratti alternativa allo stesso apparato centrale. Con più di due milioni di impiegati ed una propria forza di polizia ed una propria magistratura, questo ministero poteva disporre a suo piacimento di intere comunità, compiendo soprusi, i cui ricorsi spesso non riuscivano a passare i confini regionali, senza arrivare agli apparati centrali. L'ultimo bilancio del ministero ferroviario è stato di poco inferiore alla difesa, nonostante la crescita delle spese militari destinata alla Cina per rafforzare le sue forze armate. Il debito accumulato di oltre 400 miliardi di dollari e l'arresto del ministro, Liu Zhijun, nel febbraio 2011, per corruzione, sono stati i segnali che hanno fatto emergere una situazione che era conosciuta come scabrosa da tempo. La riforma di questo ministero prevede la divisione in due strutture per agevolare maggiormente il controllo centrale. Nell'ottica di rinnovamento del nuovo esecutivo entra anche la pianificazione familiare, responsabile dell'odiosa politica del figlio unico, responsabile ulteriore della corruzione e della violenza praticata attraverso gli aborti forzati. La fusione proprio dell'organismo responsabile della popolazione nazionale e della pianificazione familiare con il ministero della salute apre la strada all'abolizione del figlio unico, di cui hanno spesso fatto le spese le neonate femmine. La critica mossa da molti demografi sul dogma del figlio unico come fattore di indebolimento della popolazione cinese, potrebbe quindi, invertire la tendenza, specilamente se combinata con la lotta alla fame, che ancora colpisce le periferie rurali dello stato, e con una più intensa ed organizzata distribuzione dei farmaci. Un altro campo di intervento riguarderà l'accorpamento delle agenzie di censura, ora divise rispettivamente, in quella relativa all'editoria ed in quella per la radio, la televisione ed il cinema. Resta, in questa prima fase della riorganizzazione generale, da citare la creazione di un organismo unico per il controllo del settore marittimo, punto cruciale per l'economia e geopolitica cinese. Guardia costiera, dogana, controllo della pesca vengono accorpate per sfruttare le sinergie necessarie ad affrontare le prossime sfide, specialmente in campo internazionale, come i casi controversi con il Giappone, per le isole contese, hanno richiesto. Il quadro complessivo, suggerisce, quindi, una riforma organica per affrontare la sfida delle profonde diseguaglianze sociali, con il fine di evitare e comprimere le tensioni che percorrono la società cinese. Il metodo resta comunque, quello verticistico, cioè calato dall'alto, dal centro verso la periferia, che non pare tenere in conto delle esigenze profondamente diverse dell'immenso territorio cinese. Inoltre, ancora una volta la questione dei diritti dei singoli non viene affrontata, l'esigenze di libertà della popolazione cinese, nelle materie dei diritti fondamentali, sociali ed economici, viene toccata di striscio con la sola lotta alla corruzione, in una visione che si limita ai costi economici e sociali più riferiti allo stato che alla singola cittadinanza, lasciando inalterato il rapporto subalterno, tra stato e cittadino, su cui si impernia la gestione statale.
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