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martedì 21 maggio 2013
Libano in pericolo di guerra civile a causa della Siria
Uno degli effetti più temuti del conflitto siriano è l'allargamento dei combattimenti in Libano, in realtà nel paese dei cedri la situazione è già di per se molto difficile e sull'orlo di una nuova guerra civile, proprio a causa del confronto serrato tra sciti e sunniti. Hezbollah, la più grande organizzazione paramilitare libanese, è, insieme all'Iran, il maggior alleato del regime di Assad ed ha fornito nella guerra civile in corso in Siria, molti combattenti che si battono per la causa di Damasco; con l'evolversi del conflitto il compito di Hezbollah è diventato all'interno del Libano di interdizione per impedire ai libanesi sunniti di affiancarsi ai ribelli siriani. Ma tutta la geografia del paese dimostra una divisione quasi speculare tra sciti e sunniti, che, quando sarà finita, se mai sarà finita, la guerra siriana rischia di esplodere in una deflagrazione tale da portare il paese all'ennesimo confronto interno.
Uno dei centri del movimento Hezbollah è la valle della Bekaa, da cui partono giornalmente piccoli contingenti per fornire appoggio alle forze governative siriane, in questa zona del Libano si concentrano i rifornimenti di armi provenienti dall'Iran, che avvengono con il supporto logistico della Siria, si tratta di una zona chiave nella strategia anti Israele, perchè immediatamente oltre il confine con la nazione israeliana, da dove le milizie islamiche possono fare partire i razzi contro la parte settentrionale del paese della stella di David. Queste postazioni sono spesso oggetto dei bombardamenti dell'aviazione militare israeliana, che ultimamente ha contrastato i rifornimenti di armi direttamente colpendo i depositi sul territorio siriano. Il contributo in uomini che Hezbollah fornisce alla Siria è stimato tra i 2.000 ed i 2.500 combattenti, che svolgono la loro azione nella città di Quseir, dove si sono svolti feroci combattimenti contro l'opposizione siriana.
Ma anche la parte sunnita libanese partecipa al conflitto, alleata nel campo opposto al fianco della opposizione siriana, quello che muove questi volontari non è solo l'appartenenza religiosa, ma la necessità di fare cadere Assad e la sua famiglia, per affrancare tutto il Libano dalla sua influenza nefasta, che nel corso della storia, ha prodotto attentati destabilizzanti per la democrazia libanese. Nella concezione della famiglia al-Assad, prima con il padre Hafiz al-Assad, poi con il figlio, l'attuale presidente siriano Bashar al-Assad, il Libano è stato visto come una sorta di zona strategica su cui esercitarne l'influenza, anche per limitare l'azione israeliana, ma questa concezione geopolitica ha spesso stravolto gli equilibri interni del paese gettandolo a più riprese nella guerra civile e suscitando in una parte del popolo libanese una profonda avversione al regime di Damasco. Si comprende come queste premesse possano esasperare un confronto interno che è già in corso; per evitare una pericolosa deriva della situazione sarebbe opportuno un intervento neutrale delle istituzioni delle Nazioni Unite, che progettassero una via d'uscita tale da permettere una pacificazione nazionale nel caso della caduta di Assad.
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