Politica Internazionale

Politica Internazionale

Cerca nel blog

mercoledì 21 agosto 2013

Ancora l'ombra delle armi chimiche sul conflitto siriano

Mentre le sorti del conflitto siriano restano in bilico, grazie al rafforzamento della base militare dei ribelli che si trova nella zona di Aleppo, che ha consentito un riequilibrio delle forze in campo, l’opposizione siriana denuncia l’uso di armi chimiche da parte delle truppe regolari fedeli al presidente Bashar al-Assad. In particolare le armi vietate sarebbero state usate durante il recente attacco ai quartieri orientali di Damasco, controllati dall’esercito siriano libero, che hanno provocato un numero di vittime tra le 200 e le 400 (il valore più alto è stato quello diffuso dalle organizzazioni ribelli), dove sono stati colpiti, oltre ai combattenti, anche numerosi civili, compresi anziani e bambini. Secondo alcuni medici appartenenti a comitati locali legati ai dissidenti, sarebbero stati riscontrati sintomi classici dell’avvelenamento da gas nervino, probabilmente causati dall’agente chimico sarin. Attraverso l’emittente televisiva locale il governo ha negato questa versione. La situazione sanitaria è destinata a peggiorare in quanto sarebbero presenti sulla scena dei combattimenti diversi feriti in maniera grave, impossibilitati ad essere trasferiti verso strutture di intervento medico più complesse ed idonee ad intervenire per i casi rilevati. L’operazione dell’esercito regolare rientra nei piani che mirano a riprendere il pieno controllo della capitale, sottraendo ai ribelli i quartieri da loro controllati. Il presunto attacco chimico, se confermato, avviene in concomitanza con la presenza degli inviati delle Nazioni Unite, che devono appurare l’impiego delle armi chimiche nel conflitto siriano. Se la denuncia dei ribelli non dovesse essere smentita potrebbe significare che il regime di Assad sarebbe in grave difficoltà e per questo avrebbe avuto la necessità di ricorrere ad armi non convenzionali per cercare di raddrizzare le sorti del conflitto. Occorre ricordare che le parti in lotta si sono accusate rispettivamente di usare armi chimiche e questo aspetto controverso del conflitto non è ancora stato chiarito. La Siria è uno dei sette paesi al mondo che non ha firmato il protocollo del 1997, che sancisce il divieto di uso di questi armamenti ed è noto che sul territorio siriano siano diversi i depositi di armi chimiche, alcuni dei quali, verosimilmente, potrebbero essere anche in mano alle forze ribelli. Questa situazione, al culmine di una guerra ormai divenuta disperata, potrebbe indurre entrambe le parti ad usare armi non convenzionali per accelerare la fine del conflitto, causando però indicibili sofferenze sia nel personale coinvolto nei combattimenti, sia negli ancora tanti civili presenti nel teatro di guerra. L’azione di ispezione delle Nazioni Unite è stata autorizzata soltanto in tre scenari di guerra ed è limitata dal risultato che potrà acquisire, che potrà essere soltanto quello di appurare se i gas chimici sono stati impiegati o meno, senza potere indicare un colpevole.

Nessun commento:

Posta un commento