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martedì 27 agosto 2013

Siria: gli USA potrebbero optare per un attacco limitato

La richiesta della disponibilità di due basi greche, da parte degli USA rende la possibilità di un attacco militare americano alla Siria sempre più probabile. Secondo le indiscrezioni filtrate dovrebbe trattarsi di un attacco di breve durata, entro i due giorni, per punire il regime di Assad per l’uso delle armi chimiche, ma potrebbe anche non colpire obiettivi riguardanti arsenali contenenti tali armi. In ogni caso l’eventuale attacco non avrebbe una tempistica di attuazione breve, perché condizionato dal rapporto definitivo degli ispettori dell’ONU, dalle necessarie consultazioni internazionali ed interne agli Stati Uniti e dalla determinazione di un giustificazione proveniente dal diritto internazionale, che possa scavalcare la mancanza di unanimità del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Un altro fattore determinante è la presenza degli ispettori ONU: finché la loro permanenza sarà sul suolo siriano, verosimilmente, non sarà compiuta alcuna azione militare. Un aspetto, questo, che potrebbe portare a qualche decisione sconsiderata il regime di Damasco, evidentemente già sotto una pressione elevata. Se l’ipotesi dell’attacco breve dovesse verificarsi, si assisterebbe ad una misura non definitiva, ma interlocutoria, che rivela ancora, come Washington sia restia ad attuare le minacce contro la Assad per avere superato quella che è stata definita la linea rossa, identificata con l’uso degli agenti chimici. Questa formula dell’attacco breve, sembra più rientrare in un programma più complesso di avvertimenti, che serve a fare guadagnare tempo all’esecutivo di Obama, che sta ricercando una qualche intesa con la Russia, per trovare una cooperazione che porti ad una soluzione che possa scongiurare l’impiego della forza da parte degli USA. Ma sarà molto difficile raggiungere una intesa completa con Mosca, che resta, a questo punto, l’alleato principale per la Siria; probabile che i tentativi, più che all’esito definitivo del conflitto, possano riguardare accordi per limitare l’uso delle armi chimiche; ma anche trovando una soluzione condivisa, il prestigio degli USA, senza un intervento già troppo a lungo rimandato, apparirebbe notevolmente abbassato. Come per la guerra libica i paesi occidentali più favorevoli all’intervento sono Francia e la Gran Bretagna, supportati da Arabia Saudita e Turchia e per ragioni differenti da Israele, ma sarà impossibile ritrovare l’astensione di Cina e soprattutto Russia nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, per permettere una azione di forza sotto le insegna dell’ONU. Differente la posizione di Germania ed Italia, che sono favorevoli ad un intervento proprio soltanto su mandato del Palazzo di vetro e che, quindi, si chiamano fuori, venendo sicuramente a mancare questo assenso, dal partecipare ad una azione militare contro la Siria. La possibilità di un attacco breve è osteggiata dalle forze ribelli che si stanno scontrando con l’esercito lealista siriano, perché, oltre a non portare ad una soluzione definitiva, innescherebbe una reazione punitiva da parte di Assad, dove a farne le spese sarebbe, per la maggior parte, ancora una volta la popolazione civile. Anche l’applicazione di una zona di non volo, che pareva una delle soluzioni più praticabili ed efficaci, non è stata approvata dai comandanti militari dei dieci paesi occidentali ed arabi, che si sono riuniti ieri ad Amman, in Giordania per una valutazione complessiva della situazione, perché distruggere la flotta aerea militare di Assad è ritenuto troppo impegnativo ed avrebbe elevate conseguenze negative sia in termini di vite umane che di mezzi impiegati. Resta così la soluzione dei bombardamenti da effettuare attraverso l’impiego di missili da crociera utilizzati dal mare o da bombardieri ad ampio raggio. Questa soluzione appare, però, come un accordo di compromesso, che non garantisce la limitazione temporale prevista: se dopo i due giorni di bombardamento, che non potranno certo sconfiggere il regime di Damasco, la Siria metterà in atto le sue minacce, ad esempio, di allargare il conflitto, sarà necessario per gli USA rivedere completamente la propria strategia e ritornare sui propri passi. Non si tratta di un ipotesi remota, una azione limitata potrebbe innescare una reazione anche molto pesante da parte della Siria, che potrebbe riguardare più fronti: quello libanese, quello israeliano, quello giordano, senza contare la possibilità di una azione terroristica su larga scala. Si tratta di uno scenario che purtroppo potrebbe verificarsi.

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