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giovedì 29 agosto 2013
Un eventuale attacco americano contro la Siria sarà dovuto alla detenzione di armi chimiche
Quello che sembrava un attacco imminente contro la Siria, per ora è soltanto una minaccia, che dovrebbe rappresentare mezzo di pressione su Assad, ma, soprattutto, un espediente per permettere agli USA di guadagnare tempo. Washington è alle prese con lo scarso gradimento interno riguardo ad una operazione militare in medio oriente, con le divisioni tra gli alleati e con i rapporti sempre più tesi con la Russia. Un insieme di fattori che non facilitano decisioni veloci, ma obbligano il governo americano a tergiversare ancora sul da farsi. Obama ora pare avere preso una strada differente per giustificare una eventuale azione militare. Non è più l’uso delle armi chimiche in se stesso, seppure sempre condannato, ad essere centrale nella riflessione del presidente americano, ma la detenzione e la temuta proliferazione di questi armamenti. Per gli Stati Uniti la Siria rappresenta il paese da punire perché costituisce, proprio per il suo vasto arsenale chimico, una minaccia per la sicurezza dello stato americano e del mondo intero. La visuale viene, quindi, allargata di molto, in un tentativo di aggregare una opinione internazionale logicamente condivisa, per portare consensi in una azione militare statunitense, ma nello stesso tempo, con la chiara intenzione di allargare il dibattito su questi armamenti, come occasione per aprire una trattativa diplomatica, che parta da una tematica di ampio raggio, per arrivare alla definizione della questione siriana. D’altronde è risaputo che la soluzione preferita dalla Casa Bianca sia il non intervento a favore di un negoziato. L’espediente di arrivare all’obiettivo, attraverso una, peraltro necessaria, regolamentazione del problema delle armi chimiche nel mondo, appare volenteroso, ma presenta controindicazioni evidenti, che sono dovute alla lentezza della messa in pratica di un processo, che non si concilia con l’evolversi della guerra siriana. Questa scelta dimostra anche come gli USA stiano temendo, soprattutto nel breve periodo, un cambio pericoloso a Damasco per i propri obiettivi nella regione, che rimangono la tutela di Israele ed uno stato di equilibrio, anche precario, rispetto alla possibilità di una evoluzione dello stato siriano verso un governo di tipo fondamentalista islamico. Sembra quasi, che la Casa Bianca voglia dimostrare al mondo di non volere interferire negli affari interni della Siria, andando in controtendenza a quanto finora affermato. La lezione iraqena, è quella che più spaventa Obama, che non scorda come l’attacco a Saddam Hussein fu compiuto in nome della presunta presenza di armi chimiche, tuttavia mai trovate, che ha messo gli Stati Uniti in una lunga guerra dalla quale non sono usciti certo vincitori. L’ipotesi dell’attacco resta, comunque, sul tappeto ma in nome della non proliferazione delle armi chimiche e non per l’uso contro i civili, che sembra passare in secondo piano. Per giustificare una azione militare Obama, non aspetterà il rapporto degli ispettori dell’ONU, giudicato, ormai, costruito su basi troppo tardive, che non hanno permesso una efficace raccolta dei dati, ma sulle informazioni provenienti dai servizi segreti americani. Se l’uso degli agenti chimici verrà confermato, come è altamente probabile, il passo successivo potrebbe non essere l’azione militare immediata, ma il coinvolgimento del panorama internazionale sulla necessità di eliminare la possibilità che queste armi vengano bandite dagli scenari di guerra. Questa opzione potrebbe porre le basi giuridiche per superare il parere del Consiglio di sicurezza dell’ONU, facendo convergere, anche soltanto come aderenti alle sanzioni contro la Siria, nuovi paesi, in maniera tale da allargare la pressione internazionale. Si tratta, tuttavia, di ipotesi che non possono tenere in conto di soluzioni rapide, ma che presuppongono tempi molto lunghi. Nel frattempo la Russia sta per inviare unità navali, tra cui sottomarini, nel Mediterraneo per monitorare la situazione. Il clima è di nuovo quello da guerra fredda giacché è presumibile che la tensione tra Washington e Mosca sia destinata ad alzarsi per la presenza contemporanea ed a distanza ravvicinata di unità militari, dei due paesi, di fronte alle coste siriane.
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