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venerdì 7 febbraio 2014
Gli sviluppi favorevoli ad Assad, dietro alla firma dell'accordo con l'ONU
In un quadro sempre più drammatico a causa dell’intensificarsi dei combattimenti, è stato concluso un accordo tra il governo siriano di Assad e l’ONU per l’istituzione di corridoi umanitari, che possano consentire aiuti medici alla popolazione e forniture di viveri, e per la liberazione dei civili nelle aree intorno ad Homs, la città controllata dai ribelli e posta sotto assedio dalle forze armate regolari. La città è considerata la capitale della rivoluzione è sta pagando un alto tributo in vite umane a causa dei bombardamenti di cui è fatta oggetto dall’aviazione di Assad, che la colpisce con il lancio di barili di esplosivo. Se entrerà in vigore sarà questo il primo accordo a carattere umanitario sottoscritto dal regime. Devono essere prese tutte le cautele del caso, in quanto Damasco si è dimostrata spesso inaffidabile, come dimostra la vicenda dello smaltimento delle armi chimiche, che avrebbe riguardato, al momento circa il 4% dell’intero arsenale. La firma apposta su questo accordo può significare che il regime pensi a situazioni alternative a quella della vittoria ed inizi a preparare strategie di uscita differenti, sia di fronte alle forze nemiche, che di fronte all’opinione pubblica internazionale. In entrambi i casi lo scopo sarebbe quello di guadagnare posizioni ed un maggiore potere contrattuale in una fase successiva di trattative per la stabilizzazione della situazione. Risulta chiaro che il regime di Assad deve ricostruirsi, almeno in parte e per quanto possibile, una nuova patina per essere presentabile, anche se sarà impossibile dimenticare le prove delle torture e dell’uso delle armi chimiche. In questo momento le condizioni igienico sanitarie del paese, ma in particolare della zona di Homs sono spaventose e sono aggravate da una carenza di viveri tale, che si sono registrati diversi decessi per fame. Naturalmente le fasce più colpite sono quelle più deboli e fa impressione l’alto numero di vittime tra i bambini. La situazione complessiva del paese, dal punto di vista militare, risulta frammentata: le forze regolari, sostenute da Hezbollah hanno riconquistato alcune roccaforti dei ribelli ad est di Aleppo e controlla la costa occidentale della Siria e la capitale Damasco, anche se non in tutta la sua totalità, dove continuano i combattimenti nelle periferie. La parte nord orientale è controllata,invece, dai fondamentalisti sunniti, che sono sotto le insegne dello Stato Islamico in Iraq e nel Levante, che sono accusati di abusi da più parti e la cui presenza condiziona gli aiuti delle potenze occidentali ai ribelli democratici, quelli che controllano la zona di Homs. Questo quadro ha indotto l’analisi di Kerry, secondo il quale il regime non può più vincere. Tuttavia proprio l’avanzata delle forze integraliste sunnite, pare al momento, il migliore alleato di Assad, infatti questo scenario è quello più temuto proprio dai paesi occidentali, che temono l’instaurazione di un califfato, che dalle zone del nord est del paese sia in grado di disgregare con la Siria, anche l’Iraq, per impiantare uno stato dove la legge fondamentale sia la sharia e, che, quindi, possa costituire un esempio per altre zone del mondo arabo. Inoltre in questo stato potenziale avrebbe terreno fertile Al Qaeda, che potrebbe impiantare delle sue basi in modo indisturbato. Come si può vedere questo scenario sarebbe catastrofico per gli USA ed i suoi alleati e potrebbe aprire delle opportunità che Assad intende cogliere e che potrebbero spiegare la firma dell’accordo in favore degli aiuti umanitari. Occorre ricordare che l’ipotesi dello stato islamico sunnita è senz’altro sgradita all’Iran ed anche a Mosca, il primo perché vedrebbe trionfare la corrente religiosa opposta, la seconda perché potrebbe essere coinvolta nell’aumento del terrorismo di matrice islamica nei paesi del Caucaso. Questi aspetti contribuiscono a spingere per una situazione di vantaggio per Assad, che in assenza di un impegno militare esterno sul terreno siriano, rappresenta ancora l’argine più sicuro contro la deriva fondamentalista islamica. La posizione di Damasco potrebbe, poi, ulteriormente rafforzarsi se arrivasse ad un accordo di compromesso con l’opposizione democratica, che potrebbe sfociare in un governo di transizione. Questo elemento consentirebbe ad Assad di guadagnare altro tempo per riorganizzarsi e guadagnare almeno una uscita non cruenta per se stesso e le persone a lui vicine come obiettivo minimo, mentre potrebbe, in presenza di determinate situazioni, rappresentare una occasione per rientrare nella politica del paese, come migliore opzione possibile.
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