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venerdì 14 marzo 2014

Siria: l'inganno di Assad per le presidenziali influirà sul processo di pace

La speranza di arrivare alla pace, o almeno, ad un accordo che potesse porre fine alla guerra, attraverso le elezioni presidenziali siriane è naufragata a causa della nuova legge elettorale approvata dal parlamento di Damasco. Di fatto gli esponenti delle opposizioni ad Assad saranno esclusi dalla competizione elettorale. Questa decisione mette fine agli sforzi compiuti, rendendoli vani, dai negoziati e non lascia intravedere alcuna speranza per al Siria, come ha specificato il mediatore internazionale dell’ONU Lakhdar Brahimi; risulta, infatti, difficile credere che le due parti, che già avevano grossi problemi a sedersi allo stesso tavolo, potranno ancora proseguire nei negoziati. Specialmente questa eventualità vale per le opposizioni, che speravano in un confronto democratico per arrivare pacificamente ad una transizione di potere. Il tranello organizzato da Assad conferma come la volontà di raggiungere un accordo sia sempre stata una menzogna per guadagnare tempo, sia sul fronte interno attraverso la repressione, sia sul fronte internazionale attraverso l’illusione di volere partecipare ad un processo di pace, mai effettivamente preso sul serio. Se la Russia e l’Iran, ma anche l’atteggiamento passivo della Cina all’interno del Consiglio di sicurezza, hanno favorito queste manovre, l’atteggiamento troppo disponibile dell’occidente ha contribuito in maniera altrettanto fondamentale a favorire Assad. Un insieme di pavidità, indecisione e timore dell’avanzata dei fondamentalisti ha determinato un comportamento passivo, che si è adagiato sul credere che la partecipazione ai negoziati da parte del governo di Damasco fosse sincera. Il pressappochismo della tattica USA, quasi a livello dilettantesco, ora emerge in tutta la sua disarmante inadeguatezza. Con questa legge elettorale Assad è praticamente certo di restare al potere per altri sette anni e questa conferma non potrà che continuare il martirio del popolo siriano. Il punto centrale della legge elettorale è che viene impedito di concorrere alla carica di presidente a chi non ha vissuto in Siria in maniera continuata per gli ultimi dieci anni. Come si capisce i leader dell’opposizione, gli unici ad avere le caratteristiche per competere con Assad, non potranno presentarsi. Anche se la nuova legge consente ad altri candidati di presentarsi ed ha superato la supremazia del partito Baath, al potere da oltre cinquant’anni, Assad, di fatto non avrà competitori in grado di portargli via la vittoria. Alle rimostranze del panorama internazionale il governo di Damasco ha ribattuto che la legge elettorale è un questione esclusivamente di ordine interno. Questo sviluppo della crisi siriana, ha, però, il merito di chiarire finalmente le cose e di non permettere più illusioni su Assad. Il dittatore siriano, con questa decisione, diventa ufficialmente inaffidabile e non potrà essere più considerato un interlocutore autorevole dalle nazioni occidentali. Per Washington questo segnale non deve avere bisogno di interpretazioni ulteriori, gli stati occidentali, capeggiati dagli USA devono adoperarsi con ogni mezzo per fermare la guerra siriana e costringere Assad a cedere il potere; è questa l’unica condizione per arrestare la carneficina e le torture di cui il regime si è macchiato. Accontentarsi della dismissione di una parte dell’arsenale chimico è stato un errore di fondo, che ha permesso ad Assad di continuare i massacri degli oppositori; mentre la Casa Bianca presentava l’accordo sugli armamenti chimici un successo diplomatico, alquanto effimero, Assad agiva indisturbato facendosi beffe degli americani. Inoltre ora l’occidente è da solo, il raffreddamento dei rapporti con la Russia, se da un lato impedisce decisioni condivise, dall’altro consente margini di manovra maggiori, sempre che siano sostenuti da volontà precise. Con il fallimento di tutti i negoziati l’unica via resta quella militare. Se la ritrosia di impegnare sul campo soldati occidentali è più che comprensibile, si può optare per l’interdizione dello spazio aereo unita ai rifornimenti di armi ed apparato logistico alle formazioni degli oppositori democratici per favorirne la vittoria. Ormai questa è rimasta l’unica opzione per porre fine ad una guerra che è già durata troppo a lungo.

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