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venerdì 11 aprile 2014

Russia: l'arma energetica è a doppio taglio

La situazione incerta della questione ucraina, minaccia seriamente di avere ripercussioni notevoli sulle forniture di gas russo verso l’Europa. Il credito che esige la società Russa Gazprom, da Kiev, in netto ritardo sui pagamenti è chiaramente un’arma nelle mani del Cremlino, che Mosca non sta esitando ad usare. La ritorsione ucraina è la chiusura dei gasdotti che attraversano il proprio territorio e su cui transitano le forniture per i paesi europei. La Russia, inoltre denuncia un pericoloso abbassamento delle riserve di gas nei depositi sotterranei ucraini, questa mancanza sarebbe già stata utilizzata per il fabbisogno europeo, anticipando, di fatto, la chiusura delle stazioni di pompaggio annunciata ieri. Sulla questione energetica punta proprio Putin, che ha inviato una lettera ai leader europei attraverso i canali diplomatici, per cercare una forma di intesa comune sull’Ucraina. Con questa mossa, il Presidente russo, potrebbe cercare di dividere il fronte occidentale, che risulta, già ora, non proprio coeso sulle sanzioni da applicare a Mosca. Infatti, se vi è identità di vedute politiche, nel condannare la condotta della Russia, prima in Crimea, ora ai confini orientali dell’Ucraina, sulle risposte da dare vi è ampia divergenza. Gli USA hanno raggiunto una quasi totale indipendenza energetica, grazie alla maggiore estrazione petrolifera ed all’uso dei gas di scisto, mentre l’Europa, specialmente quella orientale, ha una dipendenza molto stretta con il gas russo. Anche i paesi più industrializzati dell’area euro, come Germania, Francia ed Italia, pur avendo fornitori alternativi, dipendono per una quota consistente del totale delle forniture dal gas proveniente da Mosca. Si capisce come la tattica di Putin sia allora quella di fare leva sui problemi di approvvigionamento per i paesi europei. Deve essere ricordato che le forniture di gas, anche quando la Russia si chiamava URSS, non sono mai state interrotte, neppure nei momenti di maggiore tensione della guerra fredda. La divisione dell’impero sovietico ed i distacchi dalla Russia, hanno quindi generato una pluralità di soggetti interessati alla produzione ed al trasporto delle materie prime, che possono condizionare l’assicurazione delle forniture. Mosca, da parte sua, non ha saputo prevedere gasdotti alternativi che non utilizzassero il territorio di paesi potenzialmente avversi. Se l’Ucraina decide di chiudere i rubinetti, il danno è da ambo le parti, per chi non riceve le forniture, ma anche per chi non può vendere il gas. L’economia russa, fin dalla fase post sovietica, non ha sviluppato un adeguato tessuto industriale capace di sostenerne l’economia ed ha puntato sulla più agevole estrazione e vendita di materie prime. Proprio questa dipendenza economica esclusiva, che è anche il suo punto di forza, è l’obiettivo delle sanzioni USA e dell’azione di Kiev. Senza alternative Mosca deve cedere alle sue mire nazionaliste, ma prima di farlo deve provare obbligatoriamente a dividere il fronte occidentale. Se l’Europa, spaventata per la carenza di gas, riesce ad ammorbidire gli USA, per Mosca potrebbero aprirsi spiragli prima di sedersi al tavolo delle trattative. Questo aspetto potrebbe favorire una soluzione concordata che permetta di mantenere una soluzione che lasci l’Ucraina in uno stato di imparzialità, che possa assicurare alla Russia una assenza sui suoi confini della NATO. In questa fase questa soluzione potrebbe permettere un raffreddamento della tensione e scongiurare, anche tramite la costruzione di un impianto costituzionale federalista del paese ucraino, la ripetizione della strategia praticata in Crimea da Putin. Non è detto che da un motivo di preoccupazione non si possa trarre un vantaggio per la pace, anche se gli USA non paiono affatto morbidi e propensi ad una tregua in questo senso. Molto dipenderà dalle effettive concessioni che verranno fatte reciprocamente dalle due parti. Tuttavia, a parte le considerazioni geopolitiche, l’importanza delle fonti energetiche assume sempre di più un rilievo fondamentale per i futuri assetti mondiali.

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