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venerdì 30 maggio 2014
Bielorussia, Russia e Kazakistan firmano per l'Unione Eurasiatica
Seppure con qualche aspetto, che era negli obiettivi di Putin, che non è stato raggiunto, l’accordo per la creazione dell’Unione economica eurasiatica è stato firmato da Bielorussia, Russia e Kazakistan. Mosca ha dovuto, per il momento, rinunciare ad una impostazione più politica del nuovo organismo sovranazionale a favore di una intesa soprattutto economica, caratterizzata dal libero scambio a favore della circolazione di merci, lavoro e capitale. In realtà sono diversi i settori che sono ancora fuori, per il momento, si tratta di quello farmaceutico, del petrolio e dell’elettricità, anche se in futuro non è detto che si possa raggiungere una integrazione più ampia. Per la Russia si tratta comunque di un successo in un periodo dove il Cremlino si trova a patire l’isolamento e la condanna internazionale per i fatti ucraini. Mosca, con questo accordo, rompe l’esclusione internazionale e getta le basi per un possibile allargamento dell’Unione euroasiatica anche alla Cina ed all’Iran. I numeri economici del nuovo organismo non sono trascurabili ma neppure troppo rilevanti, il PIL, ad esempio, dei tre membri messi insieme raggiunge quello francese, ma sono le grandi potenzialità disponibili, soprattutto nel campo energetico, a delineare un futuro da protagonista per la nuova unione. Una popolazione complessiva di centosettantamila persone, con il 20% delle risorse mondiali di gas, del 15% di petrolio ed il 5,9% di carbone, sono numeri ragguardevoli, seppure non sostenuti da uno sviluppo industriale all’altezza. Il nuovo mercato comune sarà operativo dal primo gennaio 2015 e per la Russia rappresenta il tentativo più riuscito di creare un organismo che ricalchi l’Unione Sovietica, anche se l’assenza dell’Ucraina verrà difficilmente recuperata ma per quanto riguarda Armenia e Kirghizistan esistono buone possibilità di adesione. Uno dei programmi politici di Putin è sempre stata la creazione di una entità sovranazionale capace di competere con l’Unione Europea, che riprendesse l’area territoriale dell’URSS, per bilanciare il potere occidentale in Europa orientale ed impedirne l’allargamento ulteriore verso est. La questione ucraina va inquadrata in questa visione che il capo del Cremlino ritiene necessaria come base di partenza per permettere alla Russia di riprendere il suo ruolo di potenza mondiale. A bilanciare queste ambizioni di Putin, che è il socio di maggioranza dell’Unione Euroasiatica, è stata, per ora, l’azione del Kazakistan, che ha impedito l’inclusione delle clausole politiche nel trattato che è stato firmato: la cittadinanza sovranazionale, la medesima politica estera, la cooperazione degli organi legislativi e la difesa comune, sono tutti aspetti che la Russia voleva fossero inclusi nell’accordo ma che il Presidente kazako Nazarbayev ha rifiutato, optando per il mantenimento della sovranità degli stati membri per queste delicate materie. Non è escluso che ad influenzare questo atteggiamento sia stato il comportamento tenuto da Mosca nella crisi ucraina e con l’annessione della Crimea. Tuttavia, sia il Kazakistan, che la Bielorussia hanno tutto l’interesse, dal lato economico, a stringere questo accordo con la Russia, che dovrebbe permettere di incrementare il proprio PIL in maniera considerevole. Ora resta da vedere come si collocherà il nuovo organismo sullo scacchiere internazionale, soprattutto se seguirà le indicazioni di Mosca, che punta ad usarlo come mercato alternativo e base di partenza verso nuove alleanze economiche e politiche, con il chiaro scopo di rendere inefficaci le sanzioni internazionali. Questa firma, inoltre, potrebbe aumentare il decisionismo e l’intervento di Mosca nelle regioni ucraine che stanno manifestando sentimenti filorussi, così come in altri territori che stanno vivendo situazioni analoghe, come parte della Moldova. Forse è anche per tutelarsi da questi scenari possibili che il Kazakistan è stato irremovibile nel rifiutarsi di andare oltre l’aspetto economico del trattato.
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