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giovedì 16 ottobre 2014

I problemi nella grande coalizione tedesca

La tenuta della grande coalizione, la formula di governo basata sull’intesa dei due principali partiti tedeschi, ideologicamente non certo vicini, è messa a dura prova dal rallentamento dell’economia tedesca. Il partito della cancelliera Merkel rimane restio a riconoscere che la mancata crescita del prodotto interno lordo della Germania sia da attribuire fondamentalmente a due cause: la compressione delle economie degli stati europei, mediante un rigore eccessivo, che ha determinato un abbassamento del loro potere di acquisto e quindi ha penalizzato l’esportazione dei prodotti tedeschi all’interno del mercato della UE, unita ad una politica finanziaria interna non certo espansiva, che non ha permesso la costruzione di infrastrutture ed ha, di conseguenza, diminuito la potenzialità del mercato interno. Con queste constatazioni, condivise non solo dai socialdemocratici, ma anche da esponenti della parte sinistra del partito cristiano democratico, il divario ideologico tra  due partiti della grande coalizione si accentua, mettendo a rischio l’alleanza che governa il primo paese d’Europa. Questo potrebbe portare alla richiesta di  rivedere gli accordi su cui si basa la coalizione, portando l’instabilità politica nel paese tedesco. Questo aspetto è temuto da entrambi gli schieramenti, per i suoi riflessi sull’economia, e di fatti gli esponenti dei due partiti cercano di non fare trasparire i contrasti, continuando a professare fiducia nella soluzione della grande coalizione. Del resto non appare, al momento, nessuna altra soluzione praticabile, ma non essendoci alternative è prevedibile che i due schieramenti saranno impegnati in estenuanti trattative per ricercare soluzioni di compromesso capaci di rilanciare l’economia. Tuttavia questa possibilità appare di non facile praticabilità, la sinistra tedesca al governo si trova sempre più vicina alle posizioni di Francia ed Italia, che chiedono di allentare il rigore, vedendo in questa via l’unico strumento per rilanciare sia i singoli sistemi economici, che l’intero sistema europeo; la posizione degli appartenenti alla parte liberale, viceversa, rimprovera alla Merkel, di essere ostaggio di una forza politica che ha ottenuto un risultato elettorale del 15% in meno del suo partito e di non insistere abbastanza sulla strada del rigore per scongiurare ogni possibile episodio di inflazione e mantenere a posto i conti pubblici. Come si vede si tratta di due filosofie opposte quelle alla base dei due schieramenti, che, pur essendo inconciliabili in teoria, finora, nella pratica hanno trovato sempre un punto di accordo, cosa che è stata facilitata dai buoni risultati economici del paese, proprio quelli che starebbero per peggiorare. Il problema è anche presentarsi di fronte al tessuto sociale interno riuscendo a presentare la politica fiscale non espansiva come una cosa fine a se stessa, percezione, che oltre nell’intera Europa, costituisce una presa di coscienza anche nella stessa Germania. La soluzione è quindi quella di aumentare gli investimenti senza creare debito pubblico, per la Germania  questo è ancora, in parte, possibile, intaccando i proventi del surplus commerciale, ma questo potrebbe avere dei riflessi sui rendimenti dei titoli di stato che potrebbero salire creando inflazione. A questa obiezione si risponde creando i presupposti per una ripresa delle esportazioni nel mercato più favorevole alla Germania: quello della UE. Malgrado i tentativi di spiegazione della contrazione tedesca con l’embargo russo, i segnali della flessione della crescita erano già presenti prima della crisi ucraina, proprio per le minori esportazioni nel mercato comunitario. La Germania ha creato da sola questi presupposti di cui ora sta andando incontro a subire le conseguenze; senza una revisione della politica finanziaria, con l’attenuazione del rigore verso i suoi principali clienti quello che si rischia di creare è un peggioramento generale della produzione e quindi dell’occupazione, che può soltanto confermare ed aggravare i sintomi deflattivi già presenti nel sud dell’Europa, esportandoli più a nord. La speranza è che i mali della Germania vengano curati con medicine capaci di guarire anche altre situazioni di difficoltà, giacché tutto ormai nella UE è legato ed ogni azione in un singolo stato corrisponde una reazione a catena negli altri.    

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