La sconfitta patita dai risultati delle urne, pone Obama in una posizione difficile per i due restanti anni di mandato. Sulle ragioni della vittoria repubblicana le sensazioni dall’Europa sono contrastanti: i risultati raggiunti dalla Casa Bianca in campo economico risultano invidiabili per qualsiasi premier europeo, la strategia di Obama ha ridotto notevolmente l’impiego dei soldati americani sui teatri di guerra e la legge che ha cambiato l’accesso alle prestazioni sanitarie ha fornito assistenza a ben 30 milioni di americani; il punto debole è stata la politica estera, dove gli USA hanno patito una condotta esitante, che ne ha messo in dubbio la supremazia mondiale. Occorre sottolineare che per nessun altro presidente prossimo a venire, si ripeteranno le condizioni geopolitiche che hanno portato gli USA ad affermarsi come attore più importante dello scenario internazionale, dopo la caduta dell’Unione Sovietica, tuttavia, se a questo argomento la sensibilità europea è elevata, non sembra essere così per l’elettore medio statunitense. Lo scarso risultato del partito democratico è stato spiegato come il mancato rispetto dei programmi di Obama e del mancato rinnovamento del sogno americano, anche se sul fronte della politica interna i risultati sono stati tutt’altro che disprezzabili. In ogni caso i due anni che concluderanno il mandato di Obama, saranno caratterizzati da una maggioranza repubblicana in entrambi i rami del parlamento americano, che obbligheranno il presidente ed il potere legislativo ad una collaborazione forzata, scartando le posizioni di principio, almeno sugli aspetti più rilevanti, per non bloccare il paese e generare così, sentimenti avversi in vista dell’appuntamento elettorale che dovrà rinnovare il presidente degli Stati Uniti. Questa situazione potrebbe favorire però, un dialogo maggiore tra le due parti, che potrebbe portare benefici al paese. In materia economica i repubblicani hanno già annunciato di volere evitare di mandare il paese in default ed hanno messo in programma la discussione della legge di bilancio, con il chiaro intento di evitare le lunghe discussioni avvenute lo scorso anno, senza così andare ad influire sui mercati finanziari e soprattutto, non bloccare il funzionamento dello stato. Allo stesso modo la politica sull’espansione delle infrastrutture interne e dell’accordo con l’Europa per la creazione di un’area di libero scambio, non dovrebbero costituire problemi per trovare un’intesa comune.
La volontà di sconfiggere lo Stato islamico di Obama è risaputa, qui i repubblicani dovrebbero offrire la massima collaborazione anche per un impegno maggiore, come sempre affermato dai maggiori responsabili del partito, che spesso hanno rinfacciato alla Casa Bianca un atteggiamento poco deciso. La tattica da tenere è però controversa: Obama non intende impegnarsi con uomini sul terreno ed i repubblicani devono mantenere un equilibrio con la parte del partito che vuole il ritorno al ruolo di gendarme del mondo degli USA, con l’elettorato che non gradisce una spesa pubblica troppo gravosa per le casse dello stato per questioni internazionali. Un altro obiettivo rilevante di Obama è la chiusura dei negoziati per il nucleare iraniano, la meta prefissata è quella di arrivare ad un accordo nel giro di tre o quattro settimane: sebbene parti consistenti dei repubblicani siano contrarie al negoziato, un successo in tal senso potrebbe essere condiviso con il presidente in modo da poterlo spendere nella prossima campagna elettorale. Il punto di forte discordia resta la questione della regolarizzazione degli immigrati clandestini, che verosimilmente, è la causa della sconfitta di Obama, per l’astensionismo dei latino americani, grande serbatoio di voti per i democratici. I repubblicani su questo punto restano contrari, anche se il fattore del voto ispanico costituisce una preoccupazione anche per la destra americana; valutando meglio questo aspetto si può pronosticare un accordo a metà strada che tenga conto delle esigenze delle due parti, anche se, per l’aspetto peculiare della questione è facile prevedere che il negoziato sarà lungo.
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