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lunedì 20 aprile 2015

L'Unione Europea potrebbe inviare navi da guerra di fronte alla Libia

L'Unione Europea starebbe valutando l’invio di una flotta navale militare di fronte alla Libia, come tentativo di difendere il paese dallo Stato islamico e di fermare le partenze dei natanti che trasportano gli immigrati, che tentano di passare il Mediterraneo. Questa misura sarebbe stata pensata già prima della tragedia in cui potrebbero avere perso la vita anche più di 900 persone. La situazione interna della Libia e le ripetute tragedie umanitarie sono intimamente collegate: dal suolo libico si effettuano la maggior parte delle partenze verso le coste italiane, sia per la relativa vicinanza, che per la grande presenza di campi di raccolta dei profughi, gestiti, prima dal regime del colonnello Gheddafi ed ora da organizzazioni criminali, spesso associate a movimenti appartenenti al terrorismo islamico. Dopo la caduta della dittatura di tripoli, il paese libico non ha più trovato la pace a causa delle profonde divisioni interne e per la presenza di bande di miliziani, spesso allo sbando ma armate molto bene grazie alla conoscenza dei forniti depositi di armi di Gheddafi. Oltre a questi fattori occorre ricordare che la Libia è un paese praticamente artificiale, senza strutture politiche e civili, tranne l’elemento tribale, che funziona spesso, come unico aggregatore sociale all’interno del suo territorio, ma che rappresenta anche un fattore di profonda divisione. Da questo quadro si comprende come la presenza di un organismo come lo Stato islamico sia stata facilitata alla conquista del terreno e risulti di difficile contenimento. La lezione del colonnello Gheddafi è stata quella di tenere sotto ricatto l’Italia e di conseguenza l’Europa, dosando sapientemente il traffico dei migranti; attualmente, dopo un periodo similare, i trafficanti di esseri umani stanno intensificando la partenza dei disperati, favoriti dalla presenza di situazioni di maggiore favore, che hanno incrementato le persone che richiedono di attraversare il Mediterraneo. Sono aumentate le carestie, ma soprattutto, le situazioni di guerra, come quella siriana e quella che si combatte in Iraq, mentre la situazione somala continua ad essere problematica, inoltre l’insorgenza di gruppi paramilitari, come Boko Haram, che si sono affiliati al califfato a destabilizzato intere regioni del continente africano. La percezione è che Bruxelles, inteso come sede dell’Unione Europea, non abbia valutato in modo adeguato la minaccia che veniva dalle coste meridionali del Mediterraneo, restando concentrata sui problemi di contabilità finanziaria o, al massimo, per quanto riguarda la politica estera sul problema ucraino, senza, peraltro, incidere più di tanto sull’andamento della questione. Ora l’onda emotiva della tragedia dei migranti, impone una riflessione, che giustifichi l’esistenza stessa di una organizzazione sovranazionale che ha tra i suoi obiettivi la diffusione dei diritti civili, ma le parole dei ministri dei paesi dell’Unione Europea hanno il sapore della falsità e della retorica. L’emergenza umanitaria era attesa, non solo prevista, eppure l’onere è stato lasciato alla sola Italia, che spesso in autonomia, ha provveduto a fare quello che poteva, agendo comunque meglio fuori dal quadro di quanto elaborato da Bruxelles e cioè l’operazione Triton, che non ha mai considerato gli aspetti umanitari delle migrazioni. La situazione attuale è quella di sperare in un accordo tra le parti politiche libiche per trovare una intesa sulla formazione di un governo, che possa iniziare a governare l’emergenza. Certo è necessario un appoggio militare che tuteli il debole governo libico, sempre che questo si riesca a formare, occorre convincere gli Stati Uniti ad impegnarsi almeno con i droni e la soluzione di schierare unità navali, sembra più indirizzata a tutelare il traffico marittimo, che a rappresentare una forma di repressione delle milizie islamiche. Certamente un impiego potrebbe essere quello di salvataggio dei naufraghi, ma per arginare il fenomeno è necessario presidiare il terreno e regolare le migrazioni dalla Libia, cosa assolutamente impossibile senza utilizzare truppe di terra, impiego che Bruxelles non intende mettere in campo. Così., ancora una volta, siamo di fronte ad una impreparazione cronica dell’Unione Europea, che senza una struttura politica e neppure una militare, adeguate, elabora soluzioni improvvisate destinate ad essere fallimentari dall’inizio. Ancora una volta si deve sottolineare che il tempo per prevenire questa situazione c’era tutto, mentre si è preferito puntare su vaghe speranze di buona volontà delle parti, senza intervenire in modo diplomatico diretto, prendendo l’iniziativa per creare i presupposti per stabilizzare la Libia. Adesso, con l’avanzata dello Stato islamico, potrebbe essere tardi e gli scenari destinati ad aprirsi contengono presagi niente affatto tranquillizzanti.

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