Politica Internazionale

Politica Internazionale

Cerca nel blog

venerdì 10 luglio 2015

La situazione dei rifugiati siriani è sempre più insostenibile

Dopo cinque anni di guerra la situazione della Siria è sempre più grave. A preoccupare è sia la situazione interna, che quella della fuga costante che ha generato oltre quattro milioni di profughi. Della totalità delle persone sfuggite agli orrori della guerra, la parte maggiore è in Turchia, che nei suoi campi profughi ha accolto un milione e ottocentomila persone, mentre la restante parte è divisa tra Libano, Iraq, Giordania, Egitto ed altri paesi dell’Africa settentrionale. Tutto questo senza contare coloro che tentano di raggiungere l’Europa, sottoponendosi a viaggi estremi, che alimentano il mercato di chi specula sui migranti e che spesso trovano la morte in mare dopo stenti indicibili. L’andamento del conflitto potrebbe elevare il numero di coloro che fuggono dal paese siriano di più di 200.000 persone entro  la fine del 2015, soprattutto se si verificherà una avanzata dello Stato islamico. Questo stato di cose determina una situazione di collasso dei campi profughi e degli stessi paesi che li ospitano: il caso limite è il Libano dove un abitante su quattro è un migrante. Le condizioni dei campi determinano situazioni che portano al livello di povertà la condizione dei siriani, nei campi dalla Giordania questo valore si attesta intorno all'86% delle persone presenti, che versano nella miseria più assoluta. I profughi sono spesso scappati con poche cose dalle loro abitazioni e si trovano costretti ad affrontare situazioni completamente nuove e negative senza avere i necessari supporti, sia materiali che morali. La situazione di promiscuità dei campi favorisce fenomeni malavitosi, condizioni igieniche e sanitarie molto carenti ed anche episodi di conflittualità tra siriani appartenenti a diverse fazioni. Le problematiche maggiori della gestione dei campi sono però create dalla grave carenza finanziaria, che non permette di assicurare alla totalità dei profughi anche tipi di aiuto essenziale per la vita stessa. Spesso si impongono scelte dolorose sull’aiuto da fornire. Gli aiuti internazionali  hanno coperto soltanto una piccola parte del fabbisogno, stimata nel 24% della necessità complessiva, ciò determina , oltre alla grave situazione ei campi, anche l’instabilità delle regioni che li ospitano. Una attenzione particolare deve essere rivolta alla situazione dei bambini, che spesso non arrivano ad avere assicurate le condizioni minime di sopravvivenza, oltre a non avere accesso a programmi di istruzione ed anche le condizioni psicologiche, particolarmente gravi, contribuiscono a peggiorarne la condizione generale. Si calcola che le riduzioni del cibo, causate dalla mancanza degli aiuti e dal peso insostenibile per i governi nazionali di gestire la situazione, hanno interessato almeno un milione e mezzo di profughi e questo dato spiega in modo sufficiente il perché siano state messi in secondo piano aspetti quali l’istruzione e l’assistenza  psicologica. Tuttavia anche la situazione all’interno del paese appare drammatica. Le stime parlano di oltre sette milioni e mezzo di persone che non sono riuscite ancora a fuggire e che sopportano, oltre alle condizioni igienico sanitarie analoghe a quelle dei profughi, anche la pressione costante di convivere con la guerra: i bombardamenti di barili esplosivi o l’uso delle armi chimiche di Assad o la violenza gratuita dei miliziani del califfato. Questo scenario, particolarmente grave e triste non è ancora stato sufficiente per arrivare ad un accordo delle potenze internazionali e delle organizzazioni internazionali per trovare una qualche soluzione al conflitto, che ha colpito nella parte più consistente delle vittime la popolazione civile.  Ancora una volta le responsabilità di chi si è fatto cogliere impreparato sono evidenti, così come lo sono quelle di chi specula sull’andamento della guerra per rafforzare le proprie posizioni geopolitiche.  Quando, se mai, finirà la guerra siriana la portata della tragedia resterà come monito all’inutilità di enti internazionali ed alla pavidità di chi non ha voluto rischiare in tempo un intervento che avrebbe limitato di molto le tragedie fino ad ora ancora lontane dal concludersi.

Nessun commento:

Posta un commento