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mercoledì 2 settembre 2015
La militarizzazione del Giappone preoccupa i pacifisti nipponici
Il Giappone è attraversato da una ondata pacifista in relazione ai propositi del suo primo ministro, che intende modificare, in senso legislativo, la possibilità di ampliare il campo di azione della forza militare. La costituzione giapponese, redatta dopo i tragici fatti di Hiroshima e Nagasaki ha mantenuto il Giappone in una sorta di pacifismo tendente a preservare il paese da qualsiasi possibile deriva militare, che lo possa coinvolgere in nuove guerre. In gran parte della popolazione è sempre viva l’avversione a possibili recrudescenze militariste, per il timore della ripetizione dei tragici fatti seguiti allo scoppio degli ordigni atomici. Uno dei timori più diffusi, soprattutto in un periodo storico, che vede la ripresa degli armamenti nucleari in diverse zone del mondo, è costituito proprio dal pericolo di incorrere in una nuova guerra atomica. La vicinanza del paese giapponese con la Cina e la Corea del Nord, non fa che aumentare l’apprensione dei cittadini nipponici in questo senso. Quello che si teme, in senso generale, è che possa prendere il potere un esecutivo che intenda usare la forza per dirimere le questioni internazionali. Occorre ricordare che il Giappone è al centro di contese con la Cina per il possesso di alcune isole, importanti dal punto di vista strategico ed energetico, e più volte, soprattutto nei periodi di tensione più elevata, si è sfiorato l’incidente militare. Oltre che per un discorso generale, la preoccupazione è tangibile proprio per l’esecutivo attuale, guidato da Shinzo Abe, che ha più volte manifestato tendenze militariste ed ha elevato il tasso di confronto con Pechino, circa la supremazia regionale. Anche se si è partiti da una competizione di natura economica, il clima tra i due paesi è peggiorato per ragioni congiunturali, come il già citato problema della sovranità delle isole e per ragioni storiche, dovute alle mancate scuse del governo giapponese alle vittime di guerra cinesi, a causa del crescente nazionalismo che contraddistingue il governo di Tokyo. I rapporti con Pechino sono tesi anche per la continua rincorsa agli armamenti che la Cina sta compiendo, investendo grandi quantitativi di denaro per rendere le proprie forze armate sempre più equipaggiate, come dimostrato nella recente sfilata, che celebrava proprio la vittoria sul Giappone. In gran parte della società giapponese vi è la concreta paura che allargando le possibilità di intervento militare, il Giappone entri in una spirale pericolosa, anche senza contemplare la possibilità di una nuova guerra atomica. La scorsa domenica sono state circa 120.000 le persone che hanno manifestato all’esterno del parlamento giapponese per esprimere il proprio dissenso sulle intenzioni del primo ministro nipponico, che potrebbero essere approvate entro questo mese. Secondo la proposta oggetto di contestazione, le forze armate giapponesi potrebbero partecipare a missioni internazionali delle Nazioni Unite ed esercitare la difesa in collaborazione con un altro alleato, più probabilmente gli Stati Uniti, tradizionale alleato del paese, un cambiamento che viene visto come potenzialmente pericoloso per la stabilità del paese. La riforma del primo ministro giapponese potrebbe, poi, incontrare ostacoli di natura legale, in quanto, secondo diversi esperti di diritto, sarebbe in palese contrasto con quanto disposto dalla Costituzione pacifista del paese, che dovrebbe essere prima modificata, per rendere conforme la proposta militarista.
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