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lunedì 7 marzo 2016

Le manovre militari di Washington e Seul irritano la Corea del Nord

Le esercitazioni militari congiunte, tra Stati Uniti e Corea del Sud hanno provocato le violente reazioni verbali di Pyonyang, culminate con l’esplicita minaccia di colpire con le armi nucleari i territori dei due paesi. In ogni occasione che si verificano le manovre militari la Corea del Nord reagisce in modo plateale sentendosi l’obiettivo dei due paesi alleati, ma quest’anno, dopo gli esperimenti nucleari condotti dai nordcoreani, che hanno provocato l’inasprimento delle sanzioni, il livello delle minacce si è innalzato. Le dimensioni delle esercitazioni militari saranno enormi, tanto da essere le più grandi mai attuate. I militari impegnati sono più di 315.000 e la durata prevista è fino al termine del mese di Aprile; il fatto più rilevante è che le manovre avranno come obiettivo, anche quello di simulare un attacco alla Corea del Nord per prendere il controllo delle sue armi nucleari. Si comprende che queste intenzioni sono la risposta agli esperimenti condotti da Pyongyang a gennaio e condannati da tutta l’opinione pubblica mondiale. Se dal punto di vista militare si può comprendere una tale dimostrazione di forza, da quello politico e diplomatico lo sforzo delle manovre congiunte potrebbe anche provocare una reazione, anche inconsulta, da parte di un regime che sembra sull’orlo del disfacimento. Le sanzioni economiche si sono fatte più stringenti, le navi nordcoreane o comunque collegate al paese, possono venire bloccate nei porti, come hanno scelto di fare le Filippine o ne può venire limitata in maniera considerevole la capacità di manovra, come sta facendo la Cina; proprio il fatto che Pechino, anche se senza troppo clamore, si sia allineata alle posizioni delle Nazioni Unite, testimonia come anche per il governo cinese la Corea del Nord, in questa fase storica, rappresenti un concreto pericolo alla stabilità della regione e quindi alla sua economia. Si tratta di un argomento a cui la Cina è molto sensibile e sul quale non sembra transigere oltre. Tuttavia il sentimento dominante di Pyongyang è quello di essere circondato e ciò ha determinato le minacce di una serie di risposte, tra cui l’attacco preventivo. Se l’esito di un possibile conflitto appare scontato, i danni che potrebbero provocare una azione militare nordcoreana, appaiono potenzialmente devastanti. Anche senza usare l’opzione nucleare, che, probabilmente, non potrebbe raggiungere gli USA, ma certamente la Corea del Sud, Pyongyang possiede la capacità necessaria, anche in armamenti convenzionali, per creare un incidente bellico, che potrebbe costringere la Cina a schierarsi al suo fianco, anche se controvoglia. Questa opzione non è da sottovalutare: Pechino sta dimostrando di non sopportare più il regime nordcoreano, ma è fortemente contraria ad una riunificazione che farebbe nascere un paese alleato degli Stati Uniti ed eliminerebbe una sorta di zona cuscinetto tra le sue frontiere. In altre parole la Cina potrebbe vedersi i militari americani direttamente sul proprio confine, uno scenario che Pechino non vuole sopratutto per non incorrere in spiacevoli imprevisti e per non pregiudicare i suoi progetti di influenza regionale. Il vero pericolo è quindi un incidente diplomatico che possa portare ad un confronto diretto tra Washington e Pechino, questa soluzione è la vera arma pericolosa in mano a Pyongyang e deve essere evitata con ogni mezzo pacifico. In questo senso sarebbe auspicabile una azione diplomatica più intensa, sopratutto verso la Cina per rovesciare il regime e sostituirlo con un governo fedele a Pechino ma non più ingovernabile come quello attuale. Ma probabilmente la situazione è sfuggita di mano anche ai cinesi, che rischiano di diventare ostaggi di un regime imprevedibile ed in forte crisi e, per questo, disposto a tutto.   

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