Politica Internazionale

Politica Internazionale

Cerca nel blog

venerdì 11 marzo 2016

L'economia cinese in crisi

La Cina registra i suoi dati peggiori in economia, da venticinque anni e si evidenzia come la causa del peggioramento dell’andamento dell’economia globale. Il rallentamento cinese è il principale imputato, sopratutto, per la questione delle esportazioni, diminuite del 25,4% mentre le importazioni sono scese del 13,8%. La causa è dovuta alla debolezza mondiale della domanda, che ha causato la contrazione delle esportazioni andando ad incidere sui volumi della produzione e degli ordinativi. Questa diminuzione, peraltro era attesa, come effetto dell’onda lunga della recessione che riguarda i principali paesi clienti della Cina, quelli occidentali, su cui gravano i vincoli di bilancio, che causano il crollo della domanda. I dirigenti di Pechino, però, speravano di attenuare questo effetto grazie all’innalzamento della domanda interna, un problema endemico della economia cinese; tuttavia i problemi strutturali della finanza pubblica cinese continuano ad avere un influsso negativo, tale da impedire il rialzo della domanda interna. La Cina, infatti avrebbe bisogno di riforme sostanziali, sul piano del mercato del lavoro, che impedirebbero, però, i risultati sul breve periodo richiesti dal governo di Pechino. Risultati che non arrivano anche per il notevole indebitamento degli enti locali cinesi, quelli che sostengono, ad esempio, le spese per lo sviluppo delle infrastrutture. La Cina vive in un paradosso finanziario, dove lo stato centrale non risulta indebitato, mentre gli enti periferici sostengono tutto il debito pubblico, peraltro difficilmente quantificabile. Ma, è chiaro, che si tratta di un sistema che sconfina nell’artificio contabile. Per la Cina sarebbe necessario stravolgere la propria impostazione dell’economia, innalzando gradualmente la quota produttiva riferita ai servizi e diminuendo quella della produzione pura, con una attenzione particolare al mercato interno, per ora poco sfruttato. Per fare ciò occorre però, diminuire la diseguaglianza, presente, sopratutto, tra città e campagne ed eliminare il fenomeno della corruzione, che distrae una massa notevole di liquidità, che potrebbe essere impegnata in modo virtuoso nelle riforme. Il mondo intero guarda con profonda attenzione a quanto la Cina saprà fare per mettersi su questo percorso, perchè l’apporto cinese all’economia mondiale è oramai imprescindibile dai destini globali; deve essere specificato che l’apprensione è notevole, dopo la riduzione della crescita del prodotto interno lordo cinese,  passato da due ad una cifra percentuale, motivo che ha influito sull’andamento economico mondiale, le attuali time di crescita, che parlano di una previsione tra il 6,5 ed il 7 per cento, potrebbero non essere confermate, provocando ripercussioni fortemente negative sull’intera domanda complessiva, che alimenta il circuito globale. Il rischio che la diminuzione del prodotto interno lordo registrato nel 2015 e quantificato in un meno 2,8%, si ripeta, o peggio, aumenti, pone la Cina in una posizione pericolosa, prima di tutto per se stessa, anche in relazione al fatto, che il progetto sulle strategie commerciali non è ancora trapelato dal governo di Pechino. La percezione è che l’esecutivo cinese sia alle prese con problemi enormi, forse inaspettati e senz’altro troppo sottovalutati, che impediscano la stesura di adeguati piani di azione pr fare fronte alla contrazione della domanda, anche con sistemi alternativi a quelli fino ad ora usati, basati essenzialmente sul contenimento del costo del lavoro. Il grande problema cinese è avere fatto affidamento in maniera esagerata su questo aspetto, praticamente senza una strategia alternativa sommata all’assenza di un passagio graduale ad un tipo di economia differente. La fase dello sfruttamento della grande disponibilità di mano d’opera si scontra ora con le mutate esigenze interne e con l’arrivo di nuovi soggetti in gradi di fornire un costo del lavoro più vantaggioso; queste condizioni potevano essere combattute con la nascita di una industria cinese in grado di essere protagonista nella progettazione enella commercializzazione, cioè in aspetti, che vanno ben oltre il mero impiego di grandi quantitativi di lavoratori a basso costo, Da qui ad una maggiore redistribuzione della ricchezza, sulla base della presenza di maggiori professionalità, il passo sarebbe stato più breve ed agevole, invece una commistione di scarsa lungimiranza ed incapacità a cambiare gli assetti di potere, malgrado le campagne mediatiche in corso, hanno determinato le cause della contrazione dell’economia cinese, destinata ad aggravarsi senza le necessarie contromisure. Il resto del mondo dovrebbe pensare, quindi, a d una dimensione  ridotta, seppure sempre molto importante, dell’apporto del paese cinese come elemento trainante dell’economia mondiale  e sviluppare strategie alternative.

Nessun commento:

Posta un commento