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martedì 2 agosto 2016

Gli USA colpiscono lo Stato islamico in Siria

L’appello del governo libico, riconosciuto dalla comunità internazionale,  agli Stati Uniti per un aiuto militare contro le formazioni dello Stato islamico presenti nella Sirte è stato accolto. Gli aerei militari statunitensi hanno bombardato obiettivi militari del califfato presenti nella città di Bengasi, che è diventata l’avamposto dello Stato islamico in Libia. L’instaurazione degli integralisti islamici al centro del paese libico è stata una conseguenza della profonda instabilità in cui è precipitato il paese dopo la fine del colonnello Gheddafi; infatti la Libia attualmente ha tre governi che non riescono ancora a trovare una sintesi per arrivare ad un accordo. Nella situazione di guerra civile del paese, con le milizie legate, oltre che ai vari governi, anche a gruppi criminali, una sorta di tutti contro tutti, lo Stato islamico si è ricavato uno spazio dove esercitare una propria sovranità sull’esempio di quanto accaduto in Siria ed Iraq, creando una forza militare composta sia da uomini libici, che da combattenti stranieri provenienti, per la maggior parte dei casi, dai paesi arabi della fascia del mediterraneo meridionale. Questo aspetto ha creato notevole apprensione sia nei paesi vicini, per le possibili  conseguenze del ritorno di miliziani del califfato nel proprio paese di origine, sia negli stessi USA, che vedono incrementare la quota dei combattenti stranieri presenti all’interno delle forze dello Stato islamico. Anche se questa ragione non è quella che determinato l’intervento, ha senz’altro contribuito nelle ragioni dell’intervento diretto americano, che sono da individuare principalmente, però, nella necessità di limitare l’azione dello Stato islamico in Libia, contestualmente all’avanzata in Iraq e Siria. Ma non è secondario neppure il tentativo di stabilizzare la zona libica, come prevenzione di una potenziale creazione di una base estremista islamica situata sulle coste di fronte all’Europa. L’azione militare statunitense è servita da appoggio alle formazioni libiche che lottano contro quelle dello Stato islamico, in una guerra che dura da tempo. Le modalità di intervento prevedono di colpire obiettivi specifici, in grado di indebolire la capacità militare del califfato in Libia e dovrebbero essere caratterizzate da un alto grado di precisione per evitare nel maggior modo possibile ogni ricaduta sulla popolazione civile. Lo stretto coordinamento con il governo libico e la sua stessa richiesta diretta alla Casa Bianca, costituisce una sorta di autorizzazione all’azione militare su territorio estero, che dovrebbe mettere al riparo Washington da contraccolpi diplomatici. Questa azione delle forze aeree USA in Libia non rappresenta una novità  assoluta, l’elemento nuovo è che nelle precedenti azioni sono stati usati i droni, mentre ora si è tornati ad effettuare i bombardamenti con aerei pilotati, cosa che non accadeva da due anni a questa parte. L’azione militare , che è stata autorizzata da Obama, rientra nella dottrina presidenziale, che cerca di evitare il coinvolgimento delle truppe americane sul terreno e di operare dal cielo a fianco di corpi militari locali impegnati nelle azioni di terra; in realtà, in Libia, sarebbe stata segnalata la presenza di forze speciali appartenenti a paesi occidentali impegnate sul terreno, sia nella funzione di appoggio materiale alle forze libiche nei combattimenti, che con funzioni di addestramento. Anche in questi casi non si tratta di un impegno troppo vasto ma limitato al conseguimento di obiettivi strategici per facilitare le forze della Libia nel conflitto contro il califfato. Per gli Stati Uniti, ma anche per le nazioni europee è diventato di prioritaria importanza che lo Stato islamico sia sconfitto in Libia, perchè ciò costituisce il fattore essenziale per consentire al paese di raggiungere le condizioni necessarie per cercare di avere un equilibrio interno tra le varie fazioni e dare così stabilità e continuità di governo. Nonostante l’opinione pubblica mondiale si sia concentrata maggiormente sulle vicende mediorientali, l’importanza che la Libia riveste nello scacchiere mediterraneo appare enorme, sopratutto se vista in rapporto alle conseguenze degli elementi presenti al suo interno capaci di riflettersi sui paesi europei: tra cui i maggiori sono la questione dell’immigrazione, quella energetica e quella della possibile contaminazione terroristica sulle società occidentali. Riportare la questione libica al centro dell’interesse internazionale, non soltanto dal punto di vista diplomatico, ma anche da quello militare, significa compiere un opera di prevenzione necessaria che è stata rimandata troppo a lungo.

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