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mercoledì 15 febbraio 2017

Il lancio del missile nordcoreano e le sue implicazioni

Il lancio, avvenuto con successo, di un missile balistico a medio raggio e capace di trasportare una testata nucleare, è stato celebrato con la consueta enfasi dal regime di Pyongyang. Tecnicamente si tratterebbe di un missile già in possesso della Corea del Nord ma modificato per il trasporto di un ordigno atomico e dotato di un motore a combustibile solido, caratteristica essenziale per i missili intercontinentali, capace, quindi di raggiungere grandi distanze. Nonostante le dichiarazioni di Kim Jong-Un, che ha parlato di un nuovo strumento a disposizione delle forze armate nordcoreane, il vettore non sarebbe scaturito da un nuovo progetto, ma sarebbe soltanto l’evoluzione di un modello già esistente; questo fatto non sminuisce, però, la capacità accresciuta di colpire obiettivi a maggiori distanze da parte di Pyongyang. Tuttavia si è ancora nel campo delle ipotesi, perchè non si è ancora appurato se il lancio del missile abbia avuto successo. I dati raccolti parlano di una traiettoria, che sarebbe stata di circa cinquecento chilometri, conclusa nelle acque del mare del Giappone. Appare indubbio che il segnale sia stato inequivocabile: la Corea del Nord, successo o insuccesso del missile, si sta avvicinando a rappresentare una minaccia capace di oltrepassare l’ambito regionale, con il quale la politica di Pyongyang si è fino ad ora misurata. Le implicazioni politiche dell’ennesimo gesto di sfida della Corea del Nord rientrano in una molteplicità di cause, destinate a generare nuova instabilità nella regione; le più immediate sono da riferirsi alle imminenti e periodiche esercitazioni militari congiunte che Seul e Washington terranno nel periodo tra Marzo ed Aprile prossimi, che vengono annunciate, però, di maggiore portata ed ampiezza: una dimostrazione di forza diretta proprio contro Pyongyang , che ha voluto dare un avvertimento preventivo, non solo a Stati Uniti e Corea del Nord, ma anche alla Cina non più benevola, anche se in modo ufficioso, verso il regime nordcoreano. L’obiettivo di Kim Jong-Un, verso Pechino è quello di creare uno stato di allarme regionale, che può influire sui traffici commerciali cinesi, che transitano nell’area ed usare questa minaccia per cercare di cambiare l’atteggiamento del governo di Pechino. In questa ottica non deve essere trascurata anche la vicenda, che ha visto l’uccisione, in Malesia, del fratellastro del dittatore, indicato da diversi analisti come il personaggio individuato dai cinesi per una sostituzione al comando della Corea del Nord. Risulta, come sempre, difficile, fare una previsione di come la Cina intenderà muoversi, anche dato l’attuale sviluppo degli eventi; non sembra potersi prevedere una risposta immediata, tuttavia la crescita del raggio di azione dei missili nordcoreani, non può che costituire un motivo di evidente preoccupazione per la Cina, costretta, in qualche modo, a mantenere nella sua sfera la Corea del Nord, per evitare l’unione delle due Coree in un unico stato, che finirebbe sotto l’influenza occidentale. Le mosse di Pechino devono essere caute per cercare di mantenere lo status quo nel paese nordcoreano, magari con un avvicendamento del potere, che appare, però, sempre più difficoltoso.  Una ulteriore implicazione è quella di vedere e valutare le reazioni del nuovo presidente statunitense all’atteggiamento di sfida di Pyongyang per l’ennesima violazione alle risoluzioni delle Nazioni Unite ed alle stesse minacce del nuovo inquilino della Casa Bianca. Per ora, nonostante le premesse, l’atteggiamento di Trump è stato improntato alla precauzione, non andando aldilà delle doverose dichiarazioni di appoggio all’alleato giapponese. Occorrerà attendere l’evoluzione della situazione per verificare anche le capacità di Trump di gestire una eventuale crisi, che sembra sempre più probabile: una situazione che potrà dire quali saranno le capacità diplomatiche reali della nuova amministrazione americana, che, fino ad ora, costituiscono un grande interrogativo.

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