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giovedì 2 marzo 2017
La Camera dei Lord contro il governo inglese: sintomo del malessere dentro la società britannica
Il governo inglese subisce la prima sconfitta all’interno del parlamento a causa del voto della Camera dei Lord, contraria a mantenere inalterato il disegno di legge per l’uscita dall’Unione. In particolare la Camera alta inglese ha voluto tutelare il diritto dei cittadini dell’Unione Europea a risiedere nel Regno Unito, anche quando l’uscita inglese dall’Unione sarà effettiva. Lo scopo del voto della Camera dei Lord è anche quello di proteggere lo stato giuridico dei lavoratori europei e ciò ha una doppia valenza: sia, appunto, per i lavoratori, ma anche per la tutela delle imprese inglesi, che rischierebbero, al contrario, una carenza di manodopera specializzata, probabilmente impossibile da rimpiazzare con manodopera locale. Si tratta di un punto centrale per il governo conservatore, che vuole una reciprocità di trattamento da Bruxelles, per gli inglesi residenti sul continente; tuttavia per i partiti ed i movimenti maggiormente contrari all’Europa, la protezione dei cittadini europei, sopratutto se inquadrati nell’ottica di lavoratori sul suolo inglese e, di conseguenza, che sottraggono posti di lavoro a cittadini del Regno Unito, ha un alto valore simbolico, oltre che pratico. Una delle ragioni della vittoria è stata quella di evitare l’immigrazione, che ad un primo esame poteva sembrare soltanto quella dei profughi, in realtà le parti più estreme dei movimenti anti europei, nella loro visione, vorrebbero estendere questo divieto a tutti. La questione però, come dimostra il voto della Camera dei Lord, non è di così facile soluzione. Tra le aziende inglesi vi è una reale preoccupazione riguardo alla possibile mancanza della manodopera europea, ed in alcuni settori, come la sanità, la situazione non sarebbe facilmente gestibile. Quindi il significato del voto della Camera dei Lord oltrepassa, sia il contraccolpo subito dall’autorità della premier May, sia il rallentamento che impone al calendario per l’uscita dall’Europa, ma assume una valenza particolare perchè inasprisce la spaccatura della società inglese riguardo all’uscita dall’Europa, come il voto aveva già, peraltro evidenziato. Anche il fatto che sia stata la Camera dei Lord, che non è elettiva, ad esprimersi in tal senso, sottolinea come i ceti popolari e delle campagne siano contrapposti ai ceti più elevati ed agli abitanti delle grandi città. Il governo della premier May, del resto, non ha fatto nulla per mediare tra queste due posizioni ed ha abbracciato subito quello che è emerso dal risultato della consultazione referendaria, dimostrando di volere così cercare di riempire gli spazi di vuoto politico, prodotti dall’ambiguo atteggiamento dei laburisti, ed anche cercando di sottrarne ai movimenti di destra più estremi ed a favore di una uscita dall’Europa il più possibile integralista. In sostanza la May ha cercato di sfruttare una situazione politica cercando anche di fare un investimento sul futuro, ma questo atteggiamento non ha tenuto conto della gran parte dei contrari della società inglese, che sono minoranza soltanto per pochi punti percentuali. Peraltro queste istanze di rifiuto dall’Europa non sono state raccolte in maniera significativa da alcun partito, diventando così una grossa quantità di voti potenziali senza riferimento. Un fattore ulteriore è rappresentato da chi è già pentito di avere votato a favore dell’uscita dall’Unione Europea, perchè ha compreso i possibili disastri che l’isolamento inglese potrà provocare. La May si ostina a procedere si di una strada che tutt’altro che tracciata in modo certo come vuole fare credere, alla fine, certamente il Regno Unito uscirà dall’Europa, ma occorrerà verificare il prezzo che la società inglese contraria a questa decisione vorrà fare pagare al governo ed anche quale sarà l’atteggiamento e le decisioni di Scozia ed Irlanda del Nord. L’impressione è che la May stia rifacendo l’errore di Cameron ed adotti una politica basata sul corto periodo ed in funzione del gradimento elettorale, piuttosto che una azione politica nell’interesse dello stato. Decisioni come quella della Camera dei Lord dimostrano un malessere diffuso nella società inglese, che andava mitigato, pur volendo rispettare l’esito del voto, cercando una soluzione entro la vasta gamma delle possibilità a disposizione per l’uscita dall’Europa e che poteva consentire un maggiore rispetto di chi aveva espresso voto contrario all’uscita da Bruxelles. Avere intrapreso la scelta più intransigente sembra mettere in pericolo la coesione della società inglese con possibili gravi ripercussioni sugli equilibri interni del paese.
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