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giovedì 13 luglio 2017

La situazione inglese

Il peggioramento dell’economia inglese, procede di pari passo con l’aggravarsi della crisi politica. Sembra che l’esito del referendum sull’uscita dall’Unione Europea e l’insediamento di Theresa May nel ruolo di Premier, abbiamo provocato una congiuntura negativa, dalla quale il Regno Unito non riesce ad uscire. L’inizio dei negoziati per lasciare l’Europa è ormai prossimo e Londra sta ancora oscillando per prendere la decisione per andarsene in modo morbido o senza troppe contrattazioni, a causa dell’esito di un voto non necessario, che si è ritorto contro la Premier, che lo ha promosso in modo incosciente,  ed anche i fautori dell’uscita dall’Europa, i quali non si rendono ancora conto in che baratro stanno facendo sprofondare il loro paese. La Premier è arrivata ad auspicare l’aiuto dei laburisti per portare avanti un programma di governo non ancora formalmente dichiarato, ma che, verosimilmente, non incontrerà i favori del maggiore partito di opposizione, neppure su di una intesa di massima per come uscire da Bruxelles. Questa mossa ha consegnato agli analisti politici la chiara percezione dello stato di profonda incertezza nel quale versa il destino del prossimo governo. Il partito conservatore appare spaccato e crescono i fautori dell’abbandono della candidata premier, in favore di un governo di minoranza, che, anche andando aldilà delle migliori aspettative, non potrebbe che avere nuove elezioni come traguardo. La soluzione alternativa, quella caldeggiata della premier incaricata, presenta aspetti di ancora maggiore incertezza. Per raggiungere una minoranza risicata, infatti, i conservatori dovrebbero allearsi con il partito dei protestanti nord irlandesi, a cui sarebbero stati promessi ingenti aiuti finanziari per il loro territorio; questa soluzione però andrebbe a violare gli accordi di pace tra cattolici e protestanti, innescando di nuovo la questione dell’Irlanda del Nord,  la cui pace sembrava ormai assodata. In questo clima di profonda incertezza, anche la proposta elaborata dalla candidata premier ed indirizzata al parlamento europeo, sembra essere una chiara conseguenza della confusione, che regna a Londra. In sostanza Londra avrebbe pensato, per i cittadini europei in Inghilterra, ad una sorta di cittadinanza con meno diritti dei cittadini inglesi; la proposta è stata rigettata da tutte le forze politiche presenti nel Parlamento Europeo in modo compatto. Questa coesione dovrebbe dare l’idea a Londra di quale sarà la predisposizione di Bruxelles nei confronti dell’Inghilterra e dovrebbe, altresì, cancellare ogni illusione di avere qualche possibilità di dividere i paesi europei. Questa, infatti, era la strategia della premier incaricata, che mirava ad accordi separati con i singoli stati, per cercare di ottenere condizioni più favorevoli. Dalla reazione di Bruxelles alla proposta inglese si comprende come questa intenzione sia destinata a rimanere sulla carta e la sorte del Regno Unito sia quella di trattare con tutta l’Unione Europea compatta. Questa situazione di profonda incertezza si unisce al peggioramento delle condizioni economiche inglesi, uno scenario previsto fin dall’esito del voto del referendum, sul quale, però, non influiscono ancora gli effetti del definitivo abbandono dell’Europa, a causa dei quali, è lecito prevedere, ci sarà una ulteriore variazione negativa dei trend economici. In questa situazione l’atteggiamento del principale partito di opposizione appare di attesa, per verificare fino a che punto potrà spingersi la politica autolesionista dei conservatori; tuttavia questo attendismo appare esagerato, sopratutto nei confronti dell’uscita da Bruxelles, per la quale i laburisti continuano a tenere un comportamento contradditorio, probabilmente per scontentare parte del proprio elettorato. Resta da dire che l'Inghilterra appare in ostaggio di una impasse creata dai propri governanti e che non si intravvede via d’uscita, se non quella di un isolamento sempre più dannoso per l’economia e la società britannica. L’isolamento unito alla possibile alleanza preferenziale con gli USA non sembra potere scongiurare un declino del paese, che senza l’intervento di fatti nuovi, appare inevitabile.   

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