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giovedì 10 agosto 2017

Il Venezuela isolato sul piano internazionale

Nella crisi venezuelana, vi sono due aspetti sostanziali, che devono essere presi in considerazione per analizzare il problema nel suo insieme. Il primo, quello politicamente più rilevante, è la assoluta negazione della democrazia, perpetrata attraverso una gestione del potere che ha assunto una modalità familiare e clientelare, in spregio alle regole scritte dei rapporti politici, che vengono sovvertite in maniera plateale per la conservazione del governo di un paese, ormai sfuggito al controllo di Maduro. Risulta eloquente che ha sostenere il regime di Caracas sia rimasta Cuba e la Cina, espressioni di un potere non certo democratico. Il secondo aspetto discende direttamente dal primo, ed è la assoluta mancanza di rispetto dei diritti umani, attraverso il mezzo dell’uso della tortura. Le Nazioni Unite hanno segnalato pubblicamente questo problema ed hanno testimoniato che Maduro sta governando il paese usando, congiuntamente al disprezzo delle regole democratiche, la violazione dei diritti umani. L’uso degli arresti preventivi e non giustificati e della tortura nelle sue forme più bieche e violente, che possono arrivare alla morte dei detenuti per ragioni politiche, denota che il paese venezuelano si può sempre più definire come una autentica dittatura. Ciò è ormai riconosciuto anche a livello internazionale e determina l’isolamento del paese, che non è solo di tipo diplomatico ma anche economico. I principali partner commerciali di Caracas, infatti, hanno deciso che l’organismo creato da Maduro e chiamato Assemblea costituente non sarà un soggetto istituzionale riconosciuto, perchè non ritenuto non democraticamente eletto e, quindi, verranno considerati  legittimi gli atti approvati dall’Assemblea nazionale. La questione è di grande rilevanza internazionale, perchè nel parlamento venezuelano la maggioranza è detenuta dall’opposizione a Maduro, peraltro questa maggioranza è stata certificata da elezioni avvenute in modo regolare. Tra gli otto principali partner commerciali del Venezuela, ben sette: Stati Uniti, Brasile, Argentina, Colombia, Messico, Italia e Germania  hanno deciso di non riconoscere l’Assemblea costituente, mentre soltanto Pechino ha riconosciuto il nuovo organismo. Gli effetti di questa decisione potrebbero portare il paese al collasso economico, a causa della probabile interruzione del flusso di prestiti finanziari, indispensabili per gli approvvigionamenti. La situazione economica venezuelana, già prima di questa decisione, presa a livello internazionale, era drammatica, essendo caratterizzata da una diminuzione del prodotto interno lordo del 7,4% e condizionata da un tasso di inflazione del 720%. Oltre i problemi politici, il Venezuela paga una poco lungimirante politica industriale, che si è basata soltanto sull’estrazione del greggio, il cui prezzo al barile è crollato, contribuendo alla contrazione del prodotto interno lordo in maniera significativa; l’assenza di produzioni industriali alternative ha causato quindi una situazione di alta disoccupazione, che è anch’essa causa di proteste e contestazioni verso il governo. La mancanza dell’approvvigionamento di materie prime, riguarda anche il settore alimentare e quello dei medicinali, provocando una situazione sociale altamente instabile, anche a causa delle precarie condizioni igieniche della popolazione. Questi fattori negativi non potranno essere mitigati dall’appoggio cinese, che risulta il secondo partner venezuelano, ma soltanto per merci importate; certo Pechino, data anche la grande liquidità a disposizione, potrà sostenere finanziariamente il governo di Caracas, aprendo linee di credito con i suoi istituti bancari, ma ciò rischia di essere solo un prolungamento di un esecutivo accerchiato dall’isolamento, proprio dai paesi vicini. Su di un periodo breve la previsione è che Maduro tenterà di esautorare l’Assemblea nazionale e di svuotarla dei suoi poteri e della sua legittimità, ma la forza di Caracas appare limitata, sia dall’interno, che, sopratutto, dall’estero; quindi sul medio e lungo periodo non è azzardato prevedere una caduta del regime, che potrà avvenire anche, purtroppo, in maniera violenta. D’altra parte sono sempre di più anche gli esponenti vicini a Maduro ad essere allontanati per le loro posizioni critiche: segno che la frattura non è solo all’interno del paese, ma negli stessi ambienti vicini al presidente venezuelano. 

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