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martedì 29 agosto 2017
La Corea del Nord lancia un razzo che sorvola il Giappone
Il razzo nordcoreano, che ha sorvolato il Giappone, sarebbe il primo costrutito con la finalità di trasportare un ordigno atomico. Si è trattato di un missile a medio raggio, ma che rappresenta la testimonianza dei progressi fatti dalla tecnologia missilistica di Pyongyang, per arrivare a minacciare in modo concreto i paesi più lontani. Si può ragionevolmente pensare che l’evoluzione di questi vettori, da medio a lungo raggio, rientri nelle possibilità future della Corea del Nord. Diverso è il discorso della possibilità, che appare ancora lontana, di riuscire a miniaturizzare una bomba atomica nella misura necessaria da essere installata su questi razzi. L’analisi di questi due fattori deve proseguire di pari passo, dato che la disponibilità della bomba atomica rientra già nell’arsenale di Pyongyang, nella modalità classica, cioè che implica, come mezzo per poterlo utilizzare, l’utilizzo di un bombardiere, ma non ancora la possibilità di utilizzarla tramite un vettore missilistico. Tuttavia Pyongyang procede di pari passo con gli studi in laboratorio per ridurre le dimensioni della bomba atomica e la costruzione, con annessi test, di razzi in grado di raggiungere gli obiettivi del regime. Se secondo alcuni analisti la possibilità di raggiungere alcune città statunitensi è già da ora una fatto concreto, la percezione è che i tecnici delle forze armate nordcoreane vogliano testare apparati di raggio minore, per raggiungere un grado di precisione più elevato. Un’altra ragione della gittata utilizzata per questi ultimi esperimenti, potrebbe essere politica: Pyongyang non vuole, in questa fase, minacciare direttamente gli USA, quanto i suoi alleati, che partecipano con le forze armate americane alle tanto odiate esercitazioni congiunte vicino alle acque nordcoreane, e le stesse installazioni statunitensi presenti nell’Oceano Pacifico ed in special modo la base USA dell’isola di Guam, distante circa 3000 chilometri dal paese nordcoreano. La scelta di un missile a medio raggio rientrerebbe, quindi, in questo scenario di minacce indirette agli USA, attraverso i suoi alleati: infatti l’utilizzo di un vettore in grado di coprire la distanza con la base americana, sarebbe diventato un attacco diretto contro Washington. L’impressione è, ancora una volta, che Kim Jong-un voglia giocare le solite tattiche di azzardo, cercando di portare la situazione ad un limite che non vuole assolutamente superare. Tuttavia non si può non ravvisare in questo ultimo lancio, che ha attraversato il territorio giapponese, prima di schiantarsi in mare, un innalzamento del livello di pericolosità di queste provocazioni, infatti quali sarebbero potute essere le conseguenze, se il vettore avesse perso potenza direttamente sul suolo del Giappone provocando vittime e danni? Già così l’invasione dello spazio aereo giapponese è stata accertata e non si può non considerare la provocazione come un vero e proprio atto di guerra, finito, probabilmente in maniera voluta, senza implicazioni pratiche, se non quella della violazione del diritto internazionale; ma con altre conseguenze la situazione internazionale ora sarebbe totalmente diversa. Del resto ad essere minacciate, ormai in maniera costante, sono la stabilità e la sicurezza regionale ed un coinvolgimento maggiore di attori quali Cina e Russia risulta essere essenziale. Se in questo momento la linea della prudenza appare obbligata, la pressione diplomatica su Pyongyang non deve assolutamente allentarsi, anche se l’obiettivo finale deve essere quello di instaurare negoziati con il regime della Corea del Nord. Anche se si comprendono le ragioni degli USA a sedere allo stesso tavolo con Kim Jong-un, la via del negoziato per stabilizzare la situazione sembra essere la più ragionevole, piuttosto che optare per una prova di forza, che annienterebbe il regime nordcoreano, però ad un prezzo altissimo in termini di vite umane e di infrastrutture in Corea del Sud e Giappone. In questi casi è essenziale il lavoro ufficioso delle diplomazie, che continua sempre senza interruzioni anche nelle fasi acute della dialettica tra gli stati, al fine di mantenere aperti i canali di dialogo non ufficiali. Anche attraverso questi strumenti è necessario arrivare ad una apertura di un confronto internazionale tra paesi avversari, che possa definire una situazione pericolosa, per arrivare ad assicurare una distensione sempre più necessaria ben oltre i confini regionali, ma per tutto lo scenario internazionale globale.
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