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martedì 16 gennaio 2018
Gli USA intendono creare una forza curda ai confini con la Turchia
L’intenzione statunitense di creare una forza militare di circa 30.000 effettivi, composta da arabi, turcomanni, ma, sopratutto da curdi, avente lo scopo di presidiare i confini con la Siria settentrionale, sotto il controllo di Assad, ha provocato la forte reazione di Damasco ed Ankara. Se tra Washington e la Siria di Assad restano motivi di contrapposizione, la Turchia resta formalmente un alleato americano ed anche un appartenente, tra l’altro l’unico membro islamico, dell’Alleanza Atlantica. La valenza politica, quindi, della decisione del Pentagono appare molto rilevante. Appoggiarsi alle milizie curde, significa riconoscerne, implicitamente, il diritto all’autonomia territoriale, l’argomento peggiore per il presidente turco, che ha fatto dell’integrità territoriale del paese turco un suo punto di forza. Infatti la prima reazione del governo della Turchia verso gli USA è stata di condanna per la minaccia alla sicurezza nazionale. Il ministro degli esteri turco ha denunciato la mancanza di informazione preventiva da parte di Washington, un aspetto non certo secondario nella vicenda, che aggrava i rapporti tra i due paesi. La percezione è che gli Stati Uniti non abbiano avvisato Ankara per impedire un boicottaggio preventivo della costituzione della nuova forza militare ed anche per la scarsa fiducia in un regime che ha probabilmente sostenuto lo Stato islamico. Al contrario per i curdi essere parte integrante di questa forza militare, ha un significato preciso, che consiste nella grande considerazione che godono presso i comandi militari americani. Ciò costituisce un ulteriore punto di distanza tra Turchia ed USA, anche perchè il pentagono, con questa mossa, dichiara esplicitamente in chi ripone fiducia per mettere un argine alla possibile espansione di Assad. Probabilmente sono state fatte anche considerazioni di natura di opportunità circa la convenienza di affidarsi ai militari turchi per fronteggiare Assad, non ultime tra le quali anche la volontà di non esasperare un confronto tra due soggetti internazionali su campi opposti, che potrebbe degenerare in un nuovo conflitto. A sostegno di questa forza militare ci saranno circa 2.000 militari statunitensi, inquadrati insieme a miliziani curdi, che la Turchia ritiene terroristi, una visone analoga a quella di Damasco, che considera i siriani inquadrati in questa forza militare alla stregua di traditori. Con queste premesse il ruolo della nuova forza militare si annuncia molto difficile. La Turchia, infatti, ha già schierato al confine con la zona curdo siriana una serie di batterie missilistiche pronte a colpire gli insidiamenti militari curdi. Washington sembra avere approfittato del momento di stasi del conflitto siriano per occupare, proprio con l’aiuto dei curdi ed anche in aiuto di questi, una porzione di territorio anche per bilanciare l’intervento russo, mantenendo però un basso profilo: intenzione vanificata dalla protesta di Ankara. Per la diplomazia statunitense la sfida è conciliare la vicinanza con i curdi con le ragioni trascurate dell’alleato turco, tenendo conto della reale possibilità di vedere militari americani coinvolti in conflitti contro i militari turchi: cioè quello che verrebbe a verificarsi sarebbero confronti ostili tra appartenenti dell’Alleanza Atlantica. Trump non sembra avere espresso giudizi positivi o negativi su Erdogan e neppure il coinvolgimento dei curdi sembra opera sua, la realtà è che tra i militari americani, e forse anche tra i diplomatici di professione, la svolta autoritaria di Ankara non è stata gradita, mentre la fiducia nei curdi non è mai venuta meno, specialmente dal punto di vista politico e militare. Tatticamente i curdi, peraltro fino dalla guerra contro Saddam, hanno sempre offerto una piena collaborazione all’esercito statunitense, svolgendo anche impieghi dove non era possibile coinvolgere direttamente i militari USA: la tensione con la Turchia, che va avanti già dalla presidenza Obama, ha accelerato la collaborazione con le forze curde quasi come un atto obbligato e nonostante l’alleanza formale all’interno dell’Alleanza Atlantica che lega Washington ad Ankara. Certo questo può rinforzare la legittima aspirazione curda all’autonomia, scatenando reazioni molto pericolose.
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