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martedì 23 gennaio 2018
La disuguaglianza economica maggiore emergenza del pianeta
Dopo che il liberismo si è affermato come metodo di gestione dell’economia e della società, il risultato più eclatante è la grande diseguaglianza che si è venuta a creare a livello planetario, andando ad incidere non solo nelle regioni formate dai paesi più arretrati con società più svantaggiate, ma anche andando ad intaccare gli equilibri delle zone più ricche del pianeta, che hanno visto registrare una diminuzione costante di quella parte di classe media formata da lavoratori salariati. Il valore eloquente di un dato prevale su tutti gli altri ed è il manifesto della situazione attuale: l’uno per cento di popolazione mondiale detiene più ricchezza del restante novantanove per cento. Ma serve anche ricordare che sette cittadini del mondo su dieci sono residenti in nazioni dove la percentuale di diseguaglianza è aumentata nel corso degli ultimi trenta anni ed anche che questa ricchezza è generata dallo sfruttamento di almeno quaranta milioni di persone, il cui loro lavoro può essere classificato come schiavistico, per le condizioni in cui viene svolta la loro attività lavorativa e per la retribuzione, che è notevolmente insufficiente (ed in questi quaranta milioni sono anche compresi quattro milioni di bambini). La diseguaglianza, quindi, rappresenta la vera emergenza mondiale, la cui eventuale risoluzione potrebbe risolvere gran parte dei problemi mondiali. Tuttavia questa emergenza viene sottovalutata, preferendo una maggiore concentrazione su temi singoli, che andrebbero, invece, affrontati, nel quadro di un deciso miglioramento della giustizia sociale. La crescita progressiva dell’ingiusta distribuzione delle risorse, effettuata a discapito del lavoro, sempre più penalizzato, a favore dei capitali, di chi detiene i mezzi di produzione e delle rendite di posizione, è diventata un mezzo di controllo sociale, che ha compresso i diritti, talvolta anche quelli più elementari, fino ad arrivare alla negazione, più o meno evidente, di diritti sociali e spesso anche politici. La disuguaglianza così elevata è il sintomo più evidente del fallimento dell’applicazione dei valori occidentali di democrazia e progresso sociale, che si sono ridotti, talvolta fino a restare soltanto nominali, a favore della prevaricazione del profitto di pochi e dell’affermazione della finanza sul lavoro, vero punto di svolta per creare le condizioni della estrema differenziazione della distribuzione del reddito. La politica è diventata ostaggio della parte più ricca, anche se minoritaria, e si è asservita ad essa diventando strumento di immobilismo sociale perseguito nella tutela dei privilegi: in questo sono stati complici i partiti conservatori, che non hanno espresso una politica di tutela del lavoro, ma solo dei capitali ed, ancora peggio, quelli di sinistra, che hanno inseguito le destre nei temi a loro più congeniali, stravolgendo le loro peculiarità politiche, con leggi e provvedimenti che hanno favorito la precarietà e non hanno salvaguardato il valore nominale dei salari. Esiste una situazione trasversale nei paesi del mondo dove la tassazione tutela sempre di più i patrimoni contrastando le politiche di redistribuzione dei redditi, ormai sempre più insufficienti: il mezzo è contrastare e non applicare la progressività della tassazione e consentire le facilitazioni fiscali ad imprese e società, che aggiungono sgravi fiscali a guadagni spesso prodotti con lo sfruttamento dei lavoratori. Il fenomeno della globalizzazione ha favorito questa tendenza mettendo in competizione il basso costo del lavoro di alcuni paesi con quello alto delle nazioni industrializzate e quindi a discapito dei lavoratori dei paesi più ricchi; l a politica non ha saputo o voluto contrastare in maniera efficace questa evoluzione e ciò ha determinato un livellamento verso il basso dei diritti e del peso, anche sociale dei lavoratori. Se esistono ancora notevoli differenze tra il nord ed il sud del mondo è anche vero che il sintomo dell’incremento della diseguaglianza è un segnale chiaro di quale direzione hanno intrapreso le società dove i diritti si erano ormai affermati ed hanno iniziato ad essere intaccati: un progressivo indebolimento dei lavoratori salariati, che si è riflesso in un impoverimento generale riguardante anche le piccole imprese artigiane ed i piccoli commercianti. Il dato che in paesi come l’Italia la maggiore difficoltà economica riguarda il mercato interno, peraltro compresso anche in Cina, il più grande produttore mondiale, rivela che la quota della popolazione appartenente alla classe media si sta spostando rapidamente verso il basso, creando la prospettiva di un’epoca che sarà caratterizzata da profondi conflitti sociali, che potranno sfociare in situazioni di elevata pericolosità.
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