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mercoledì 6 giugno 2018
In Europa l'Italia è isolata sulla questione dell'immigrazione
La questione delle emigrazioni in Europa ritorna prepotentemente di attualità, dopo l’insediamento del nuovo governo in Italia, la vittoria in Slovenia di un partito scettico verso l'Europa e l’opposizione sempre più ferma dei paesi del patto di Visegrad a collaborare sulla divisione dei migranti. Lo scenario non è cambiato, nonostante l’accordo con la Turchia, che ha, di fatto, bloccato la rotta orientale per entrare nei paesi dell’Unione. Da un lato ci sono i paesi penalizzati dall’accordo di Dublino, cioè tutti i paesi che si affacciano sul Mediterraneo con Italia, Spagna e Grecia, che subiscono tutti i disagi delle ondate migratorie. Dall’altro ci sono i paesi del nord Europa, che ritengono di avere già avuto un ruolo importante nell’accoglienza, sopratutto, nei periodi precedenti le emergenze, infine ci sono i paesi dell’ex blocco sovietico e l’Austria, che rifiutano di accettare i criteri di mutua assistenza tra gli stati europei e che, quindi, chiudono le frontiere all’immigrazione. In Italia una delle ragioni che ha concorso alla vittoria dei partiti populisti è stata proprio la percezione di abbandono in cui è stato lasciato il paese dalle istituzioni europee e dagli altri paesi membri di fronte ad una emergenza migratoria che dura da troppo tempo e che, con l’estate, potrebbe di nuovo assumere proporzioni enormi. La posizione del nuovo ministro degli interni italiano, il leader della Lega Nord, formazione nazionalista e fortemente critica con l’Europa, è quella di rifiutare il sistema di asilo che vige in Europa, ma che è di responsabilità italiana. I propositi del ministro dell’interno di Roma sono di ricorrere ad una espulsione generalizzata per tutti i clandestini, una dichiarazione che rivela, se ce ne fosse stato bisogno, tutta l’avversione contro i disperati che a causa di guerre e carestie arrivano in Europa attraverso la frontiera italiana. Il proposito del ministro Salvini, però appare di difficile attuazione pratica per evidenti difficoltà organizzative, ma rischia di essere più pericoloso dal punto di vista politico perchè crea la mancanza di un protagonista come l’Italia, che è stato finora al fianco delle nazioni come Germania e Francia, pur con vedute molto diverse circa l’applicazione dell’accoglienza. Il nuovo governo italiano sembra, invece, allinearsi più sulla posizione dei paesi critici verso l’accoglienza dei profughi, anche se il rifiuto della condivisione delle quote opposto dai paesi del patto di Visegrad, dovrebbe inquadrare queste nazioni come avversarie del paese italiano. Quello che si sta delineando è uno scenario dove l’Italia rischia un isolamento pericoloso, perchè si allontana dai paesi più importanti dell’Unione ma non può neanche avvicinarsi a quelli orientali perchè sono quelli che la costringono a sopportare anche le loro quote di migranti. Certo se si arrivasse ad una correzione del trattato di Dublino, sarebbe un primo passo, tuttavia esistono esempi recenti di nazioni che hanno interrotto il trattato di Schengen, sulla libera circolazione, per i motivi più diversi, fatto che renderebbe vana la revisione del trattato. Dopo la questione economica l’Europa evidenzia tutta la debolezza di una struttura politica inesistente, troppo inclusiva, cioè con membri che non condividono gli ideali fondanti dell’Unione; questo aspetto dimostra come l’assenza di strutture politiche proprie ed autonome, renda incapace l’Unione ad adottare decisioni necessarie alla gestione delle emergenze, fattore che si riflette nella percezione da parte dei cittadini dei popoli europei. Gli italiani non sono contro l’Europa, ma il risultato elettorale è il prodotto anche di un atteggiamento ostile delle istituzioni europee, troppo rigide sui vincoli finanziari e troppo permissive con i paesi che si rifiutano di assolvere gli obblighi che derivano dall’adesione a Bruxelles. Avere messo l’Italia contro l’Europa è un danno per gli italiani, ma lo è ancheper quei paesi che dicono di ambire ad una unione politica effettiva, che fino ad ora è stata percepita soltanto in favore di paesi più ricchi o di oscure consorterie finanziarie. Se l’Europa vuole recuperare l’Italia, anche con questo governo, deve dimostrare di decidere qualcosa in favore di Roma, e, sopratutto, di assumere un atteggiamento univoco verso il rispetto degli obblighi che vuole imporre: altrimenti si tratta soltanto di una istituzione squalificata dal proprio comportamento.
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