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lunedì 11 giugno 2018
Italia più rigida verso le migrazioni, anche per responsabilità dell'Europa
Che la questione dell’immigrazione fosse stata centrale nella campagna elettorale italiana era risaputo: anche per il governo precedente, che aveva tutt’altro indirizzo verso i profughi, aveva più volte sottolineato come l’Italia fosse lasciata da sola, dall’Europa nella gestione dell’emergenza migratoria. L’aiuto è stato soltanto di tipo economico ed anche insufficiete, poi a Bruxelles non si è andati aldilà delle dichiarazioni di principio. Sul tema della lotta all’immigrazione la Lega Nord, ora partito di governo, ha costruito il proprio successo elettorale, con una buona responsabilità da parte delle istituzioni centrali europee, che non hanno saputo pensare una politica di gestione degli sbarchi e della divisione dei profughi, arroccandosi dietro la giustificazione, ormai insufficiente del trattato di Dublino. Se a Bruxelles, ma anche a Berlino e Parigi, pensavano che anche questo governo, dopo tante minacce, continuasse la politica dell’accoglienza di quello precedente, hanno elaborato una valutazione completamente sbagliata o, peggio, non hanno neppure tentato un approccio diverso ad un problema che riguarda tutto il continente. Il nuovo governo italiano deve pagare la cambiale all’elettorato che lo ha votato e dimostrare di mantenere un atteggiamento rigido con l’Europa ed, allo stesso tempo, preservare il paese italiano dai pericoli provenienti con le migrazioni. Così il caso della naves rifiutata diventa l’esempio che deve servire per tutti e che deve obbligare Bruxelles ha prendere coscienza inmodoreale dell’ostilità italiana. Anche il bersaglio di Malta è funzionale a questo intento, tuttavia l’atteggiamento di chiusura maltese incomincia a presentare poche giustificazioni: con la scusa delle proprie dimensioni limitate a La Valletta hanno sempre rifiutato la collaborazione all’Italia, senza che l’Europa rimproverasse questo comportamento. Se il comportamento del governo italiano è moralmente riprovevole non lo è da meno quello della Francia, che chiude le sue frontiere o quello della Germania, che continua ad essere poco severa con i paesi dell’Europa orientale, la cui presenza in Europa costituisce vantaggi economici a Berlino. Nonostante che i paesi europei fossero stati avvertiti nell’appena trascorso vertice canadesi dei sette paesi più industrializzati, non si è voluto credere al blocco dei porti italiani. Un motivo di questa immobilità può essere la convizione che nel governo italiano, formato da due forze politiche di provenienza diversa, potevano esserci delle differenze di visione che potevano superare le intenzioni della Lega Nord. Il punto è che proprio questo partito, nonostate una percentuale di voti raccolti più bassa, sembra avere assunto il comando del governo, probabilmente per una maggiore esperienza poltica dei suoi membri. L’altro partito, il Movimento cinque stelle sembra essere trainato in un esecutivo che esprime valori di destra, coerentemente alla vicinanza con il Fronte Nazionale francese. Resta il fatto che se l’Europa dovesse apportare modifiche al regolamento di Dublino, creasse i presupposti per una equa divisione dei migranti e contribuisse ad una prevenzione sul territorio africano delle partenze, toglierebbe ogni alibi e ragione al governo di Roma per non accogliere i profughi. Lo scenario futuro potrebbe essere una serie di navi che vagano nel Mediterraneo alla ricerca di un approdo? L’Italia non può essere obbligata ad aprire i suoi porti senza il volere del suo governo e così facendo la ripulsa morale dopo Roma non può che cadere su tutte le capitali europee, quindi tutta l’Europa dovrà condividere la vergogna della mancata accoglienza, anche quei governi che hanno tenuto una linea politicamente corretta smentita, dai fatti. Certo che se basta un governo messo insieme in modo raffazzonato, come è quello italiano, per smascherare le ipocrisie di Bruxelles, la necessità di ricostruire l’Europa è ancora più impellente di quanto sembrasse.
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