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mercoledì 2 gennaio 2019
Gli USA potrebbero tentare di limitare l'influenza cinese in Corea del Nord
Nel discorso di inizio anno il presidente nordcoreano Kim Jong-un ha affermato la propria disponibilità ad un nuovo incontro con il presidente americano Trump. Il segnale lanciato da Pyongyang evidenzia la necessità del regime di vedere attenuate le sanzioni economiche che ancora condizionano la misera economia del paese. Il discorso evidenzia come il regime nordcoreano consideri gli Stati Uniti, almeno a livello ufficiale, l’interlocutore privilegiato per potere risolvere la propria situazione. Malgrado le intenzioni espresse, di procedere verso una denuclearizzazione della penisola coreana, appare, però, fortemente improbabile che il regime di Pyongyang voglia effettivamente operare in questo senso. Senza l’arsenale atomico, la Corea del Nord è un paese facilmente attaccabile e la stessa dinastia al potere avrebbe poche, se non nessuna, possibilità di salvezza; non per niente uno degli argomenti di discussione con gli Stati Uniti è stato proprio la garanzia dell’incolumità del capo nordocreano. L’incontro che si è tenuto a Singapore con Trump è stato un fatto di portata epocale, perchè ha costituito l’uscita dal totale isolamento del leader di Pyongyang e di conseguenza del paese, famoso per non avere altra relazione internazionale, se non con Pechino. Gli Stati Uniti, malgrado le dichiarazioni di rito, sembrano avere accettato l’impossibilità della Corea del Nord a rinunciare all’arsenale nucleare e così sembra anche per la Corea del Sud, che ha raggiunto il risultato di una situazione di fatto che sancisce un patto di non aggressione, dopo i ripetuti incontri tra i leader delle due Coree. La situazione in questo momento sembrerebbe essere più tranquilla, anche se l’appello di Kim Jong-un merita una attenta riflessione perchè è avvenuto nel silenzio della Cina. Uno dei timori di Pechino è quello che gli USA possano tentare di levare dall’influenza cinese il paese nordcoreano. Se dal punto di vista economico la Corea del Nord può presentare soltanto il vantaggio di manodopera a costi bassissimi, ma senza specializzazione, dal punto di vista geopolitico il confine con la Cina può rappresentare uno strumento di attrattiva per Washington, con la Casa Bianca sempre più concentrata nella competizione con la Cina. Se i legami storici tra il paese cinese e quello nordcoreano rappresentano un ostacolo non certo secondario è anche vero che i rapporti attuali non sono migliorati da quando Kim Jong-un ha preso il potere. La Cina non apprezza l’imprevedibilità dal leader nordcoreano in carica ed i continui tentativi di nuovi rapporti non Trump aumentano la diffidenza verso Pyonyang. Dal canto loro, per gli Stati Uniti potrebbe essere un vantaggio tattico, inteso come mezzo di pressione e di disturbo, sulla Cina diminuire le sanzioni verso la Corea del Nord e magari anche fornire aiuti economici in grado di risollevare l’economia di Pyongyang. Trump non ha problemi ad avere relazioni con dittatori anche in altre parti del mondo per ottenere benefici per gli Stati Uniti. Certamente ciò potrebbe innalzare il livello dello scontro con Pechino, perchè porterebbe una novità negativa per la Cina nella sua area di influenza. La questione della guerra commerciale tra i due paesi vedrebbe uno sviluppo di ordine geopolitico in grado di alzare la tensione: uno schema già applicato da Trump in altri contesti, cioè quello di portare il contrasto fino ad un limite pericoloso, per poi trovare un accordo. Ma se questo sistema può avere ottenuto dei risultati favorevoli (anche con la Cina sul tema dei dazi), non è detto che Pechino possa rispondere positivamente ad una invasione di campo così esplicita. Inoltre gli Stati Uniti, se questa ipotesi diventasse reale, si troverebbero a cercare di strumentalizzare un personaggio fortemente imprevedibile come Kim Jong-un, capace di approfittare di ogni occasione per trarne il maggiore vantaggio possibile ed anche in grado di giocare contemporaneamente su più fronti. Tuttavia se il regime nordcoreano ricevesse aiuti economici ritenuti adeguati, almeno sul breve periodo potrebbere crearsi le condizioni per innervosire la Cina e costringerla a qualche mossa azzardata. Sarà soltanto da vedere quanto Trump vorrà rischiare.
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