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Politica Internazionale
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venerdì 4 gennaio 2019
La necessità di riformare le Nazioni Unite è sempre più urgente
Il messaggio di inizio anno del Segretario generale delle Nazioni Unite ha toccato i diversi punti critici che concorrono a mettere in pericolo la pace e la stabilità mondiale. Nel messaggio si afferma che gli stessi problemi furono evidenziati l’anno precedente e che sono rimasti a rendere insicura gran parte del pianeta. Questa constatazione evidenzia ancora una volta il ruolo sempre più marginale delle Nazioni Unite, ostaggio di un Consiglio di sicurezza dove vige la politica dei veti incrociati, funzionali agli interessi dei membri permanenti e che denota, quindi, la necessità di una riforma in grado di tenere conto delle grandi variazioni presenti nel periodo storico attuale rispetto alla fine della seconda guerra mondiale. Le responsabilità delle divisioni geopolitiche, dei cambiamenti climatici e della profonda diseguaglianza sono le cause scatenanti dei conflitti, delle migrazioni non governate e dell’ingiustizia sociale, che, senza essere risolte producono instabilità che da regionali possono estendersi su scala più ampia. Accertato che questi temi sono effettivamente la causa di situazioni rese ancora più gravi dalle singole contingenze, occorre interrogarsi quale è e quale può essere il ruolo delle Nazioni Unite per contribuire alla risoluzione dei conflitti ed alla gestione delle situazioni pericolose in maniera preventiva e non successiva. La questione fondamentale è quale ruolo può esercitare e rivendicare una organizzazione, che, pur rappresentando il vertice più alto delle organizzazioni internazionali, risente di evidenti limiti alla sua azione. Se la presenza di una organizzazione che per suo compito deve essere al di sopra delle altre rappresenta una necessità, per mantenere uno spazio di incontro neutrale tra potenze avversarie, occorre verificare se vi è lo spazio per rendere efficaci le sue politiche e per consegnarle una autonomia maggiore per conseguire i risultati. Il Segretario generale delle Nazioni Unite ha parlato di segni di speranza per il futuro del mondo grazie agli accordi raggiunti tra Etiopia ed Eritrea, per lo Yemen, per l’accordo tra la parti in conflitto nel Sud Sudan, per le potenziali conseguenze della Conferenza sul clima di Katowice e sui progressi degli accordi per i migranti. Si tratta, senza dubbio, di fatti tangibili, che, però, sono condizionati troppo spesso dalla limitata partecipazione di grandi potenze o dell’assenso solo verbale di diverse nazioni, che poi, nella pratica, disattendono quanto firmato. Occorre riconoscere che l’azione delle Nazioni Unite, in un contesto internazionale molto frammentato e profondamente diverso dal bilateralismo seguito al secondo conflitto mondiale è molto più difficoltosa proprio per la moltitudine di soggetti coinvolti nelle varie emergenze presenti sullo scenario diplomatico. Più soggetti presenti vuole dire maggiori interessi coinvolti, interessi, a loro volta, condizionati dalle esigenze del momento storico, che non riguarda più un periodo medio o lungo ma è condizionato dalla necessità di conseguire risultati nel breve periodo, siano essi di natura geopolitica, militare o finanziaria. Queste variabili sono determinanti nell’azione di una organizzazione che ha mezzi sempre più limitati di fronte alle emergenze che deve affrontare ed alla disponibilità di mezzi dei soggetti con i quali deve cercare accordi. Tuttavia una azione che ha come scopo quella di cercare spazi per soluzioni negoziate, anche attraverso il contatto di popoli messi in comunicazione tra loro, spesso dalla sola parola in forma di trattativa, necessita di un maggiore coinvolgimento internazionale che deve essere ricercato attraverso il superamento della logica del funzionamento del Consiglio di sicurezza. Il mondo globale, proprio per sua definizione coinvolge una moltitudine di attori che non può essere influenzata dalle decisioni e dai privilegi dei membri permanenti, elitè ormai troppo ristretta del consesso mondiale e per questo assurda ed insufficiente per decidere su temi di portata così ampia e con conseguenze troppo generali. Soggetti sovranazionali come l’Unione Europea , ma anche la Lega Araba o l’Unione Africana dovrebbero essere gli interpreti dai quali dovrebbe partire una pressione per una riforma delle Nazioni Unite, rispondente alle attuali esigenze conformi al periodo storico che stiamo vivendo. Solo così si potrà assistere ad una azione delle Nazioni Unite con maggiore possibilità di assolvere il proprio compito, attraverso il risultato di risultati sempre più concreti.
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