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lunedì 18 febbraio 2019
Le previsioni sulle elezioni europee restituiscono uno scenario frammentato
I dati dei sondaggi delle prossime elezioni europee aprono alla possibilità di una novità sostanziale negli equilibri del parlamento europeo. Secondo questi dati, infatti, la somma dei seggi che saranno conquistati da popolari e socialisti non dovrebbe superare il cinquanta per cento dei seggi: in sostanza i due principali gruppi politici europei non potranno più coalizzarsi da soli per raggiungere la maggioranza. Questo dato potenziale è, in parte dovuto alla diminuzione dei seggi, in ragione dell’uscita del Regno Unito, ma, sopratutto, per l’avanzata dei movimenti populisti e di estrema destra. Saranno così essenziali per la tenuta dell’Europa i movimenti liberali, quelli che con la loro visione dell’economia, secondo diverse interpretazioni, hanno causato la diffidenza dei ceti popolari verso Bruxelles, favorendo la crescita dei partiti anti europeisti. Ad assumere maggiore importanza dovrebbero essere anche i partiti ecologisti, che potrebbero mitigare gli influssi liberisti. In ogni caso la collaudata collaborazione tra socialisti e popolari dovrebbe essere superata aprendo al coinvolgimenti di altri soggetti politici, che risulterebbe indispensabili nel mantenimento della maggioranza, introducendo criteri di variabilità all’azione politica. Ciò significherà che il primo obiettivo della maggioranza sarà tenere al riparo l’istituzione europea dei gruppi populisti e contrari all’Europa, che intendono sfruttare il momento favorevole per cambiare l’indirizzo politico dell’Unione non più da fuori dei luoghi istituzionali, ma cambiando dall’interno le politiche di Bruxelles. I segnali per una crescita forte degli euro scettici ci sono tutti: il potenziale risultato italiano della Lega Nord la vede come seconda forza politica dietro ai cristiano sociali tedeschi. In Francia è previsto il sorpasso politico dell’estrema destra sul partito al governo: un risultato dai grandi significati psicologici, che vedrà a Parigi, come primo partito il Fronte Nazionale. Questa frammentazione dei gruppi parlamentari renderà più difficile una azione politica unitaria, anche perchè, se i popolari possono avere delle affinità con i liberali, i socialisti li avranno maggiormente con i gruppi ecologisti, tradizionalmente distanti dai popolari. La questione che si pone è quella di conciliare visioni distanti, ma non euro scettiche, con la necessità di proporre politiche adatte alla congiuntura europea in campo mondiale e metterle in atto in maniera veloce. La crescita degli euro scettici e dei populisti dovrebbe obbligare le forze non contrarie all’Europa a continui compromessi ed a parziali rinunce sui programmi politici, per arginare l’azione parlamentare dei populisti, una sorta di piccolo cabotaggio politico, che potrebbe favorire la visione euro scettica sulla poca incisività delle politiche europee, trasformando ciò in un ulteriore mezzo per ocntrastare Bruxelles. L’unico metodo efficace per contrastare gli euro scettici e favorire politiche in grado di aumentare il benessere dei cittadini, con maggiori politiche sul lavoro e sulla diffusione dello stato sociale, in modo da cambiare la percezione di chi vota i populisti perchè sente di non avere più altre alternative. Queste politiche, però, se possono trovare una nità di intenti sul terreno continentale, si scontrano con gli interessi particolari dei singolo stati e delle singole popolazioni: la mancanza di orizzonti comuni tangibili per la popolazione, è stato un obiettivo che non è stato perseguito a sufficienza dalle forze politiche che hanno trainato l’idea europea, anche per scelte troppo condizionate da uno sbilanciamento verso la finanza, che ha sempre chiesto l’applicazione di una rigidità di bilancio di cui sono state fatte carico le classi popolari. Si potrà invertire questa tendenza? Appare necessaria una volontà di più forze poltiche, anche di estrazione diversa, ma accomunate dalla convinzione della necessità della presenza europea nel teatro mondiale, che sappia scongiurare una divisione basata sulle sovranità nazionali, fattore in grado di indebolire le istituzioni europee, secondo il progetto dei partiti populisti. Occorrerà anche coraggio e capacità di mediazione come non è mai stata necessaria, ma queste condizioni saranno irrinunciabili per contrastare efficacemente chi non crede nell’Europa e propone il ritorno ad una situazione di divisione, perseguita anche con una scarsa attitudine all’azione politica, autoreferenziale ed inadatta alla pratica amministrativa, come si sta assistendo all’azione di governo in Italia, che costituisce l’esempio di quello che l’Europa potrebbe diventare.
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