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Politica Internazionale
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lunedì 8 aprile 2019
Le implicazioni internazionali del nuovo conflitto libico
Le forze avverse al governo legittimo di Tripoli starebbe accerchiando la capitale della Libia, riaprendo il conflitto rimasto latente fino ad ora. Dietro il capo della Armata Nazionale Libica si intravedono manovre internazionali, che rivelano una nuova possibile escalation nella sponda meridionale del Mediterraneo. Le principali nazioni coinvolte sono la Francia, la Russia e l’Arabia Saudita, ognuna con interessi particolari, ma che determinano una convergenza pericolosa su di una personalità appartenente al regime di Gheddafi. Se il sostegno pare comune gli intenti che muovono i tre paesi sostenitori sono differenti: la francia mira ad ampliare la sua influenza sul nord Africa sottraendo all’Italia, che appoggia il governo legittimo, i particolari contatti che legano Roma e Tripoli: la manovra di Parigi non deve essere letta come segnale di ostilità contro l’attuale governo italiano, giacchè è stata storicamente tentata più volte dagli inquilini dell’Eliseo, ma, piuttosto, come sfruttare una situazione di isolamento internazionale, che il governo sovranista italiano ha provocato con la propria avventatezza e scarsa preparazione internazionale. Il comportamento della Francia appare irresponsabile anche nei confronti dei potenziali sviluppi che investiranno l’Europa, non è azzardato prevedere che l’arma di pressione delle migrazioni tornerà ad essere usata in maniera più massiccia, anche grazie alla imminente stagione estiva. L’attuale governo italiano ha intrapreso una politica di chiusura dei porti ed una aperta ostilità verso le Organizzazioni non Governative, che in caso, di aumento dei migranti nel Mediterraneo provocherà una crisi molto grave tra i paesi dell’Unione aggravando le difficoltà di Bruxelles. La Russia continua la sua politica di espansione internazionale, secondo alcune segnalazioni sarebbero presenti mercenari di Mosca in appoggio alle forze che assediano Tripoli e ciò sarebbe un chiaro segnale di come la contrapposizione con gli USA, presenti con effettivi militari sul suolo libico, venga continuata, come in Siria, sul terreno internazionale. Il ruolo dell’Arabia Saudita, fiancheggiata dall’Egitto e dagli Emirati Arabi, ufficialmente è quello di avere un alleato contro l’estremismo islamico ti tipo jihadista, tuttavia la vera intenzione sembra essere quella di avere un ruolo ancora più attivo di quello tenuto in Egitto, nella zona araba del Mediterraneo orientale; risulta significativo che l’attacco sta avvenendo una settimana dopo che il leader della fazione avversa al governo legittimo sia stato in visita Riyad. L’Arabia Saudita avrebbe già fornito rassicurazioni circa l’appoggio aereo in favore degli assedianti di Tripoli. Dal punto di vista geopolitico si deve considerare l’importanza della Libia con le sue coste vicine all’Europa, il suo potenziale energetico ed il fatto che è rimasto l’unico paese della zona che può finire sotto l’influenza di altri stati, data la sua grande instabilità politica. In quest’ottica si possono comprendere gli obiettivi della Russia, che potrebbe rimpiazzare gli Stati Uniti se Trump continuerà nella sua miope politica estera anche in un punto del mondo così importante, così come quelli delle monarchie sunnite, ma non quelli della Francia, che starebbe ripetendo la pessima gestione di Sarkozy durante l’epilogo del regime di Gheddafi. Bruxelles per ora tace o poco più, rinunciando ancora una volta ad assumere una iniziativa propria ed a ostacolare le singole iniziative francesi, completamente slegate da una visione comune europea.
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