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Politica Internazionale
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venerdì 17 maggio 2019
L'alleanza in Europa tra popolari e socialisti potrebbe terminare
L’alleanza in Europa tra socialisti e popolari sembra destinata a finire. Le diverse visioni politiche paiono favorire nuove forme di alleanze conseguneti al voto del 26 maggio. Per i socialisti potrebbe profilarsi una alleanza che comprende il partito al governo in Francia fino al partito di goveno in Grecia. In questo intervallo politico vi sono comprese diverse sfumature politiche che vanno dal centro sinistra tecnocratico, più centro che sinistra, fino alla sinistra pragmatica, capace di abdicare ai suoi dogmi per favorire la stabilità economica e la permanenza all’interno dell’Unione. Si tratta di un gruppo eterogeneo che rifiuta la rigidità di bilancio imposta dai popolari tedeschi, che ha prodotto profonde disguaglianze, sia tra i paesi europei, che tra i ceti sociali anche all’interno della stessa nazione, provocando un peggioramento della qualità della vita dei cittadini europei e causando la percezione negativa dell’idea di Europa unita. L’approccio di questa possibile coalizione è quello di provare a rompere lo schema della rigidità di bilancio per favorire proprio una idea più positiva dell’Europa, capace di risvegliare e stimolare il sentimento europeo per potere aggregare quei movimenti che vedono l’unità europea come l’unica contrapposizione possibile alle potenze presenti nello scenario mondiale attuale, con cui non è possibile competere con la forza dei singoli paesi divisa. Per fare ciò occorre favorire, tra l’altro, l’idea di una politica estera il più possibile comune: obiettivo raggiungibile soltanto con una visione particolarmente favorevole dell’isituzione europea. Ciò passa attraverso una diversa redistribuzione del reddito, della capacità di favorire l’occupazione e da norme che non devono essere più vissute come imposizioni. Quello che occorre è combattere le ragioni che hanno favorito il sovranismo e le forze antieuropee. Pur partendo da alcune ragioni comprensibili le foze sovraniste hanno compiuto una evoluzione negativa perchè illiberale e spesso sconfinante nel fascismo, non a caso i partiti di estrema destra del continente sono confluiti in questo movimento. La rottura tra socialisti e popolari è dovuta anche alla valutazione che l’insieme delle due forze potrebbe non raggiungere più il quorum necessario per governare, proprio perchè le distanze politiche delle due parti sono aumentate. Se i socialisti intendono intraprendere una politica più spostata a sinistra, i popolari, che sono forza di centro, non possono che voltare lo sguardo a destra. Finchè il dialogo è con forze liberali o della destra classica conservatrice il terreno di intesa non rappresenta un problema, più difficile cercare un approccio condiviso con l’estrema destra o i movimenti sovranisti ed antieuropei. La questione è difficile perchè nei popolari l’idea di Europa resta centrale e le istituzioni di Bruxelles rappresentano un punto fermo per lo sviluppo. Una idea potrebbe essere quella di avviare un dialogo con le forze sovraniste, accogliendo anche qualche loro proposta delle meno estreme, per integrarle in un assetto più moderato. Se questa intenzione appare lodevole, non si può essere sicuri del possibile risultato. Quello che appare difficile è un dialogo funzionale all’interesse europeo nel caso questa alleanza possa avere la maggioranza. Troppa è la distanza, anche storica, per non prevedere continui dissidi e lunghe trattative cpaci di allungare i tempi delle decisioni. Al contrario la tattica potrebbe dare più risultati se una alleanza del genere fosse all’opposizione, dove la mancanza di esercizio del potere potrebbe favorire un dialogo meno vincoalto al raggiungimento dei risultati. In ogni caso per l’Europa si apre una fase di novità che porterà sicuramente a trasformazioni rispetto al passato: dalle alchimie politiche discenderanno gli assetti isitutzionali che dovranno governare le sfide globali. La speranza è di trovare persone ed idee all’altezza del lro compito.
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