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mercoledì 5 giugno 2019

Alcune possibili risposte cinesi ai dazi americani

La ritorsione della Cina ai dazi americani parte dalla lista delle aziende e delle persone statunitensi che non hanno rispettato le regole del mercato e per questo hanno danneggiato le aziende del paese cinese. L’azione di Washington viene definita come terrorismo economico, che danneggia non solo la Cina ed altri paesi, ma gli stessi Stati Uniti, a causa di una poltica miope, basata su di una volontà esclusivamente egemonica. Ma il governo di Pechino intende usare l’arma delle cosidette terre rare, materia prima indispensabile per l’industria delle nuove tecnologie e delle energie rinnovabili. Si tratta di industrie ad alta specializzazione che costituiscono un settore molto importante per l’economia americana, che necessitano di questi materiali importati dalla Cina in quantità considerevoli. Le terre rare si dividono in tre grandi specie, quelle definite leggere, che servono per i componenti degli smartphone, che vengono estratte in Cina nella misura del 38% del totale; le terre rare chiamate medie e pesanti, utilizzate per display e per le armi difensive, che vengono estratte per il 90% del totale mondiale nel paese cinese. Gli Stati Uniti, nel periodo dal 2014 al 2017, hanno importato l’80% del totale del loro fabbisogno di terre rare dalla Cina. Si tratta quindi di una sorta di arma puntata contro gli USA, per controbattere alla decisione delle sanzioni. Una delle ragioni comunicate dai funzionari cinesi è quella di interdire la possibilità di arrichirsi per quei paesi, come gli USA, che contrastano i commerci con la Cina, ma anche, contrastare le esportazioni di prodotti fatti con materie prime cinesi che concorrono direttamente con i prodotti della Cina. La Casa Bianca conosce bene la situazione di necessità di terre rare da parte dell’industria americana e, per questo motivo, non ha inserito questi materiali nelle liste dei dazi stabiliti. Se la Cina deciderà di attuare questa misura restrittiva, gli effetti, però, non saranno immediati ma di lungo periodo: ingfatti i paesi costruttori di prodotti di alta tecnologia, non solo gli USA, ma anche altri, dispongono di riserve consistenti di materie prime in grado di resistere al blocco cinese. L’estrazione delle terre rare resta però una grande variabile sulla produzione a causa del loro tasso di inquinamento e di costi, gli USA hanno già rinunciato all’estrazione e nella stessa Cina sono in corso operazioni di riconversione industriale nelle zone da cui provengono questi materiali. Sul periodo molto lungo, quindi, l’azione cinese potrebbe non essere efficace, tuttavia, se si entra nelle ipotesi, la speranza è quella che la guerra commerciale finisca prima dei possibili effetti della sopsensione della fornitura delle terre rare, per questo motivo l’intenzione di Pechino potrebbe essere soltanto una minaccia, per manifestare una reazione sulla scena internazionale alle azioni americane. Un altro fronte potrebbe riguardare il gas naturale: pur essendo la Cina al decimo posto tra i paesi detentori di riserve di gas, l’intenso sviluppo economico del paese ha provocato l’importazione da parte di Pechino del 41% del suo fabbisogno, di cui il 14% arriva dagli USA; l’introduzione del gas nei prodotti soggetti a introduzione di dazi cinesi, potrebbe generare pericolose ricadute all’interno del mercato cinese. Uno dei pericoli è che gli USA interrompano la fornitura come ritorsione andando a creare potenziali situazioni di conflitto i cui sviluppi sono difficilmente immaginabili.

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