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venerdì 26 luglio 2019
Il significato del nuovo lancio dei missili della Corea del Nord
Il lancio dei due missili effettuati nei giorni scorsi dalla Corea del Nord rientra nel consueto schema strategico di Pyongyang. L’avvertimento, come al solito, è diretto , prima di tutto, verso gli USA e la Corea del Sud, anche se si può allargare la minaccia anche a Tokyo. Occorre, poi, distinguere la tattica pensata nel particolare contro Seul e Washington e quella più generale, che riguarda l’intera comunità internazionale. Circa quest’ultimo aspetto la volonta del regime di Pyongyang è quella di riportare al centro dell’attenzione internazionale il paese nordcoreano per le necessità dell’economia nazionale. Riguardo al messaggio lanciato verso i vicini sudcoreani ed ai loro alleati americani, il motivo principale del test missilistico è costituito dall’avvertimento di volere sottolineare la contrarietà alle manovra militari congiunte programmate da Washington e Seul. La posizione dei due paesi nei confronti della Corea del Nord, attualmente, non è di totale contrapposizione: gli sforzi diplomatici compiuti da Seul sono la prova, che la Corea del Sud intende stabilizzare le relazioni con il paese vicino, ma i risultati, seppure incoraggianti, non hanno prodotto una conclusione definitiva circa la distensione. D’altra parte non sembra possibile credere che a questa definizione si potrà mai arrivare: il dittatore nordcoreano ha a disposizione pochi strumenti che non siano bellici, per mantenere la pressione sul vicino e, nel contempo, sfruttare la continua minaccia per avere vantaggi economici. L’unica arma di pressione concreta è continuare, con la scusa della sicurezza nazionale, gli esperimenti balistici. Anche gli stessi Stati Uniti hanno minimizzato il lancio dei missili dei giorni scorsi, anzi ufficialmente hanno considerato un aspetto positivo il fatto che la dimostrazione bellica non abbia riguardato test nucleari. Questo dimostra come la Corea del Nord, pur controllata continuamente, sia ritenuta, al momento, in una fase di minore pericolo di quando effettuava i test nucleari, interpretati proprio, come una volontà di effettuare una pressione maggiore. Tuttavia mantenere le esercitazioni militari congiunte rappresenta comunque una risposta a Pyongyang, sia sul piano bellico, che su quello diplomatico: nel senso di dimostrare il continuo appoggio statunitense alla Corea del Sud, contro qualsiasi volontà nordcoreana. Dal punto di vista più militare i missili lanciati sembrano essere di produzione russa, anche se, solitamente, questi vettori possono raggiungere soltanto i 400 chilometri di distanza, mentre quelli lanciati nei giorni scorsi hanno raggiunto una distanza di ben 600 chilometri. Le altrenative sono due: o si è trattato di nuovi missili o sono stati armamenti modificati dai nordcoreani. In questo secondo caso il regime potrebbe avere voluto dimostrare una capacità tecnologica fino ad ora sottovalutata. Anche l’aspetto di avere lanciato missili di fabbricazione russa può essere interpretato come un messaggio che i rapporti tra Pyongyang e Mosca sono stati incrementati e ciò potrebbe anche significare che la Russia voglia entrare in modo più significativo nella regione, sia come fattore per esasperare gli USA, che per giocare un ruolo di maggiore importanza nell’area, anche in ragione dei difficili rapporti con il Giappone e con gli alleati americani in quanto tali. Queste considerazioni possono rappresentare un elemento di maggiore riflessione, rispetto all’effettivo rapporto che intercorre tra la Corea del Nord e gli Stati Uniti in questo momento: nonostante il fallimento dell’ultimo vertice tra Kim Jong-un e Trump, le relazioni trai i due paesi stanno continuando attraverso contatti continui e commissioni comuni, che hanno come obiettivo sul lungo periodo di travare una intesa per la pacificazione e sul breve periodo di organizzare un nuovo vertice tra i due capi di stato.
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