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martedì 20 agosto 2019

Le organizzazioni non governative incolpate di favorire l'immigrazione

La volontà di impedire lo sbarco di pochi migranti imbarcati su di una nave di una organizzazione non governativa spagnola, da parte di un ministro che sarà in carica ancora per poco, conferma una strategia completamente sbagliata nei confronti del fenomeno delle immmigrazioni. Il caso è prima di tutto italiano, ma non solo: la mancata collaborazione istituzionale dell’Unione Europea, ormai è accertato, denota una scarsa rilevanza di Bruxelles nei confronti delle esigenze singole dei partiti dei paesi europei, che non vogliono rischiare una deriva populista, ma, che, per perseguire questo obiettivo abbandonano i loro valori fondativi. Certo questo non vale per le formazioni o i governi sovranisti, tuttavia la sola soluzione di chiudere le frontiere rappresenta soltanto la volontà di rimandare un problema, che le guerre e le carestie riproporranno con dimensioni aumentate, specialmente nel lungo periodo. L’immigrazione è diventata l’unico argomento di certe forze politiche per raccogliere consensi: oltrepassa l’incompetenza economica e la cattiva gestione della cosa pubblica, tuttavia, in un momento dove i programmi sono assenti anche nelle forze politiche di opposizione sembra l’unico argomento capace di dare consenso; però per dare un colpevole all’opinione pubblica serve individuare un soggetto specifico al quale imputare ogni responsabilità. Non si analizzano le condizioni di fame dovute alle carestie alimentari ed ai problemi con l’acqua, la povertà delle popolazioni dovuta a governi corrotti, spesso da paesi occidentali, ma ora anche dalla Cina o situazioni di guerra e di violenza insopportabile. Di ciò non viene tenuto conto, perchè si tratta di cause, che, pur essendo tangibili, appaiono alle opinioni pubbliche sempre più condizionate dall’uso distorto dei social media, come mere astrazioni. Meglio incolpare le organizzazioni non governative come esecutrici di fantomatici piani per destabilizzare i paesi occidentali.  Il caso italiano è peculiare: si continua a tollerare l’arrivo dei migranti su imbarcazioni più piccole, ma in maggiore quantità, tanto da essere un numero complessivo superiore a quello dei salvataggi delle organizzazioni non governative, che non pochi salvataggi, ma singolarmente numericamente più consistenti. Le navi delle organizzazioni internazionali hanno evitato la morte di parecchie persone, ma sono prese a simbolo dalle forze sovraniste come soggetti che effettuano pratiche illegittime e, di conseguenza, presentate come un pericolo per le frontiere, tanto da impedire l’accesso ai porti italiani. L’Europa, pur condannando ufficialmente questa politica, non fa nulla per arginarla, lasciando il problema della gestione dei migranti all’Italia, grazie allo schermo del trattato di Dublino. Così facendo fornisce un alibi a certe parti politiche, che sono facilitate a scaricare la colpa dell’arrivo degli immigrati alle organizzazioni non governative. Si tratta di un circolo vizioso che alimenta rabbia e risentimento in una opinione pubblica sempre meno capace di leggere la situazione in modo obiettivo. L’altro lato della questione è che chi accusa, in sostanza, le organizzazioni non governative di salvare vite umane, non presenta alternative alla situazione attuale, neppure esercitando quella azione dovuta che, per chi ricopre cariche di governo dovrebbe essere obbligatoria. D’altra parte l’azione delle organizzazioni non governative riempie proprio un vuoto lasciato volutamente dallo stato italianoe non riempito neppure dall’Unione Europea. L’immigrazione, per i motivi già esposti, è sempre di più un fenomeno non controllabile e non evitabile, che non può essere limitato o scoraggiato con la minaccia della morte in mare per assenza di soccorsi. Le condizioni che obbligano ad emigrare sono ritenute dai migranti peggiori della stessa possibilità di perire nel Mediterraneo oppure prima, lungo il percorso per arrivare alle coste libiiche. Incolpare le organizzazioni nono governative, in maniera diretta o indiretta, significa fuggire da precise responsabilità che arrivano alle cariche più alte dei governi e delle istituzioni europee.

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