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mercoledì 25 settembre 2019

La Cina esibirà la sua potenza militare nella parata per il 70° anniversario

La Cina si appresta a celebrare il settantesimo anniversario della sua creazione: nelle intenzioni della classe dirigente di Pechino dovrà trattarsi di una manifestazione dove esporre l’avanzamento del progresso cinese, attraverso la sfilata dei suoi armamenti più avanzati. Per alcuni analisti si tratterà di una vera e propria manifestazione di forza, diretta sopratutto agli Stati Uniti, con i quali la Repubblica popolare cinese ha, ormai un rapporto molto conflittuale. Ci saranno profonde differenze con la prima parata, che celebrava la nascita della Cina comunista: in quella manifestazione gli aerei che Pechino poteva fare sfilare furono soltanto 17. Il primo ottobre, invece, sfileranno 15.000 militari, circa 160 aerei e diversi armamenti, inclusi i droni ed i missili a lungo raggio. Malgrado le smentite, circa una dimostrazione contro gli Stati Uniti, sembra lecito credere, che la sfilata militare sia un avvetimento chiaro e deciso a chi vuole esercitare ingerenza in quelle zone che la Cina ritiene di sua esclusiva competenza ed anche contro chi vuole esercitare una pressione sulla sua economia e sulla garanzia di sfruttare le vie commerciali, in special modo quelle marittime. Esporre pubblicamente un razzo capace di portare una dozzina di testate nucleari ed in grado di coprire una distanza di 14.000 chilometri, sembra essere un chiaro atto politico, di politica internazionale, che risulta essere un avvertimento esplicito per dimostrare che Pechino è in grado di sostenere una dialettica impostata sulle minacce militari e mettersi in gioco, non solo come potenza economica, ma anche strategica. Questa esibizione di forza non giunge come una novità, le cifre dei grandi investimenti in armamenti, che la Cina ha sostenuto per creare una forza militare più moderna e dotata degli strumenti più avanzati, è risaputa, come è risaputo che questo sforzo sta andando avanti da molto tempo. L’esigenza di diventare una potenza mondiale globale è derivata dalla necessità di proteggere l’economia del paese e potere, quindi, dialogare alla pari con gli Stati Uniti, che sono il reale competitore nello scenario mondiale. La tappa dell’evoluzione dei propri armamenti è soltanto una parte del progetto cinese per competere nella leaderaship globale: i grandi investimenti sostenuti in Africa, Asia ed Europa manifestano una chiara volontà di recitare un ruolo sempre più importante nello scenario internazionale, anche se ciò comporta una avversione crescente, che si può definire naturale, alla presenza sempre più ingombrante del paese cinese. Il segnale di un peso maggiore delle forze armate non può non destare preoccupazione per i rischi sempre maggiori per la stabilità mondiale, tuttavia, per ora Pechino non ha mostrato segnali di volere abbandonare la sua abituale cautela in campo internazionale, anche se in zone di particolare interesse, come il Mare Cinese, la presenza militare cinese è cresciuta aumentando i rischi di potenziali incidenti. Sul piano interno la situazione resta complessa per la questione di Hong Kong, dove la celebrazione dell’anniversario della fondazione della Repubblica Popolare Cinese, potrebbe essere l’occasione di manifestazioni e di conseguenti repressioni da parte del governo centrale. Sotto questo aspetto, Pechino è sotto esame da parte della comunità internazionale ed ogni eventuale esercizio di violenza potrebbe essere un motivo di attacco verso il governo cinese. La situazione dell’ex colonia britannica è sicuramente una prova per la Cina, perchè non può risolvere la ribellione con i metodi usati in altre zone del paese meno appariscenti, in altre parole la repressione esercitata contro i musulmani cinesi non può essere attuata ad Hong Kong, pena ritorsioni commerciali non irrilevanti per l’economia cinese. Quindi, aldilà, delle esibizioni di potenza militare, l’anniversario dei settanta anni della Repubblica Socialista cinese presenta delle considrazioni necessarie da parte dell’occidente, specie dell’Europa, circa i rapporti che intende intrattenere con un paese dove la democrazia non esiste e che intende esportare il proprio modello capitalistico nel mondo. 

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