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giovedì 7 novembre 2019
Le sconfitte repubblicane preoccupano Trump
Nonostante che alcuni sondaggi abbiano indicato che Trump, a livello nazionale, riscuota una percentuale del 56% sulla possibilità di essere rieletto presidente degli USA, le recenti competizioni a livello federale hanno fatto registrare delle pesanti sconfitte per il partito repubblicano. Su tre elezioni federali il partito del presidente ha vinto soltanto in Missisippi, dove i democratici presentavano un candidato con posizioni molto affini a quelle dei repubblicani, essendo contro l’aborto ed a favore delle armi. Al contrario il risultato di Kentucky e Virginia, dove il partito democratico ha ottenuto vittorie significative ed anche simboliche, perchè ha interrotto un lungo predominio repubblicano. Secondo gli analisti le vittorie sono state ottenute per la capacità ddei democratici di affrontare temi concreti per la vita dei cittadini, infatti la sanità, il problema della diffusione delle armi e la retribuzione relativa al salario minimo, sono stati i temi centrali che hanno caratterizzato la campagna elettorale negli stati dove il partito di Trump ha perso. La sconfitta nel Missisippi è indicativa di come l’elettorato democratico risponda negativamente alla chiamata alle urne se a rappresentarli c’è un candidato più sensibile ai temi del partito avverso. Ciò è dovuto alla maggiore distanza tra i due partiti, per la polarizzazione della scena politica americana, della quale una conseguenza è stata la stessa elezione di Trump. Le vittorie negli stati del Kentucky e della Virginia possono dimostrare, con tutti i limiti di una lezione statale rispetto ad una presidenziale, che l’elettore democratico è sensibile non solo ai temi concreti, ma anche al valore del candidato, che deve dimostrare una certa affidabilità. Questo conferma perchè la Clinton è stata sconfitta: in quanto individuata come la rappresentante di gruppi di potere contrari alle istanze degli elettori di quella parte politica. Un dato rilevante è rappresentato dalle aree sociali, che sono state decisive per la vittoria democratica, quelle zone suburbane e benestanti, che sono ritenute decisive per determinare l’affermazione nelle elezioni presidenziali. Chiaramente il voto in tre stati non è un campione totalmente indicativo, ma può iniziare a fornire segnali sulle intenzioni di voto per il prossimo anno. D’altra parte era stato lo stesso Trump che aveva definito un bruttissimo segnale una eventuale sconfitta in Kentucky, poi puntualmente arrivata, anche se con uno scarto minimo tra i due candidati. In questa fase l’inquilino della Casa Bianca, sembra identificare le elezioni statali quasi come un sondaggio su se stesso, come dimostra l’impegno in prima persona, sopratutto in quelli stati dove aveva ottenuto i migliori risultati nei confronti della Clinton, per preservare quel serbatoio elettorale che avave contribuito in maniera determinate al risultato finale. Infatti Trump ha fatto campagna elettorale in Kentucky, dove aveva avuto un vantaggio del 30% sulla Clinton ed in Missisippi dove aveva ottenuto il 18% di voti in più. Nello stato della Virginia, al contrario dove aveva perso le elezioni presidenziali, il presidente statunitense non ha fatto campagna elettorale. Il prossimo appuntamento in Louisiana, dove aveva vinto con una percentuale maggiore del 20%, vedrà nuovamente impegnato Trump direttamente in una campgna elettorale, che si annuncia difficile perchè i sondaggi danno i democratici in vantaggio. Questi primi risultati hanno portato un moderato vantaggio tra i democratici, tuttavia fare delle previsioni appare molto complicato, sopratutto per l’esperienza della scorsa competizione elettorale, quando Trump vinse contro ogni pronostico. Appare però incontestabile che l’attuale momento non sia dei più favorevoli per il presidente in carica: oltre ai risultati elettorali esiste la preoccupazione per la possibile procedura di impeachement dovuta al caso delle presunte pressioni operate sul governo ucraino per indagare il figlio del candidato democratico Biden; ciò potrebbe incidere sulle azioni future di Trump e sulla percezione degli elettori circa la sua rielezione.
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